La penna degli Altri 11/05/2012 10:05

"Grazie Roma ma vado via"

E il commento da Trigoria è uno solo: «Siamo tutti tristi». La notizia dell’addio di Luis Enrique alla squadra si diffonde nel primo pomeriggio. Si capisce subito dalle facce della squadra a centrocampo. I telefoni del Bernardini diventano incandescenti. Subito dopo l’addio del tecnico c’è quello altrettanto sentito di Giorgio Rossi nel ristorante. I dirigenti si dedicano al massaggiatore che lascia dopo 55 anni e non parlano. Almeno non ufficialmente. Lo farà oggi probabilmente Franco Baldini mentre domani nella conferenza stampa pre partita sarà Luis Enrique a dire la sua verità. Non si parlerà di Cesena - partita inutile, a parte - ma il tecnico svelerà i motivi di un addio che da qualche settimana si era fatto sempre più probabile. Luis Enrique vive il saluto a Roma e alla Roma come una «sconfitta». Lo ha detto ai giocatori, lo aveva già anticipato ai dirigenti che, invano, hanno tentato di fargli cambiare idea. Senza forzare la mano, perché è chiaro a tutti come sia fatto l’uomo Luis Enrique. Una volta capito che non c’era più nulla da fare e, soprattutto, Baldini hanno lasciato che fosse lui a scegliere le modalità dell’addio. Luis Enrique voleva, ed è pure logico, parlare prima di tutto alla squadra. Poi, domani, attraverso alla stampa si rivolgerà ai tifosi. Già, la gente. A Riscone il feeling è stato immediato. Non è passato neanche un anno eppure sembra una vita fa: Luis e Llorente che giocano al biliardino, i tifosi che gridano "Falli corre", lui che promette "Trabajo, sudor ma anche bel gioco". Poi la prima crepa, dopo l’eliminazione dall’Europa League, e poi ancora gli applausi e la fiducia rinnovata. Come in tutte le storie d’amore c’è sempre un punto di non ritorno. Nel bene e nel male. Quest’anno è stato Roma-. Prima della partita la a un passo. Dopo la partita la delusione e la rabbia della gente per un’annata piena solo di amarezze. Le soddisfazioni? No. Nessuno - o quasi - chiedeva i risultati, ma gioco ed entusiasmo sì. Non sono arrivati né l’uno né l’altro. C’è stata la passione - e questo è innegabile - di Luis Enrique e del suo staff. Ma non è bastata. E quindi, per tutti, meglio dirsi addio. Con le dimissioni e un anno di stipendio lasciato sul tavolo. Senza rancore. E con qualche rimpianto.