La penna degli Altri 07/05/2012 11:03

Giorgio Rossi: «Mi veniva da piangere»



Nella sua ultima partita in casa è passato sotto la , dove campeggiava enorme la scritta “Ti rendiamo omaggio, grazie Giorgio”. Poi, dopo aver girato il campo a bordo di una macchinetta elettrica, tra gli applausi ha risalito le scalette che portano al centro del campo, accompagnato per mano dal
Franco Baldini e dall’amministratore delegato Claudio . La consegna di una targa ricordo, prima che gli occhi di Rossi diventassero lucidi quando , e Perrotta gli hanno donato una maglia con il numero 55 e lo stadio ha cominciato a cantare
«Giorgio, Giorgio». Con la Roma ha condiviso tutto, gioie e dolori: «Bellissimi sono stati i due scudetti vinti, specialmente il primo dopo 40 anni. Il secondo è stato anch’esso bello con Capello. Con la Roma ho avuto la fortuna di vincere anche 9 Coppe Italia. Ho due spine nel cuore: Roma-Liverpool e Roma-Lecce. Sono state le cose più negative che in questi anni così belli ho vissuto». Una vita spesa per i calciatori, per ogni singolo con cui è venuto a contatto: «Io mi sono sempre prestato ad aiutare i giocatori in difficoltà. Tante volte un aiuto morale. A parte qualche volta qualche cioccolata che si dava di straforo ai giocatori la sera. Specialmente quando c’era il derby, il giorno prima, preparavamo addirittura un bricco grandissimo di camomilla. Specialmente per i più nervosi come i romani, che sentono molto il derby». A livello professionale, non ha dubbi su quale sia stata la sua scommessa vinta: «Una in particolare è stata Aldair. L’ho sempre seguito e aiutato per tanti anni. Lui aveva un problema: parlava male e sempre poco». Sul presente della Roma, non si espone: «Non sono io che devo parlare del futuro di Luis Enrique. Io lo ringrazio perché nella conferenza stampa mi a ricordato con affetto. Ho conosciuto tanti allenatori e ho avuto il piacere di conoscere anche Lucho»