La penna degli Altri 27/05/2012 11:30
È Villas Boas, sembra Eriksson
Entrambi 37 anni (qualora i rumors odierni abbiano seguito naturalmente), entrambi con un passato calcistico in Portogallo (Benfica e Porto), entrambi con una coppa europea prestigiosa conquistata alle spalle (Coppa Uefa ed Europa League). Gemelli separati alla nascita? Certamente no, ma un parallelo si può azzardare, magari non mancando di sottolineare assieme ai punti di contatto anche le divergenze tra le due situazioni. Partiamo dal momento dellarrivo. Nel 1984, checché se ne dica Eriksson non fu lopzione unica della Roma. Viola dopo il derby di ritorno del torneo 83/84 cercò di contattare Giovanni Trapattoni, in seguito si esercitò in un caparbio tentativo di convincere il Barone a ritornare sui suoi passi. Il presidente caricava lo svedese sulla sua automobile e lo portava a fare un giro. «Con questo sistema mi disse una volta Liedholm ho visto mezza Roma, anche i quartieri periferici».
Resosi conto dellimpossibilità di raggiungere il proprio obiettivo, Viola punto su Eriksson. Sven ai suoi occhi possedeva almeno tre pregi fondamentali. In primo luogo aveva ammirato il gioco del Benfica quando la Roma era stata eliminata dai portoghesi nei quarti di finale di Coppa UEFA. Incrociando Sven allOlimpico si era spinto talmente in là da dirgli: «Un giorno lei allenerà la Roma». In secondo luogo Eriksson prometteva di essere in grado di porre rimedio a quello che sembrava lunico tallone dAchille della Roma, vale a dire la scarsa velocità. La zona veloce di Eriksson aveva lambizione di essere un programma aggiornato e corretto della ragnatela e della zona di Liedholm. Infine, dato da non disprezzare, Eriksson avrebbe percepito solo il 50% dell ingaggio di Liedholm. Anche Villas Boas, arriverebbe dopo il profilarsi e il tramonto di altre candidature anchegli con la missione di dare continuità a quanto fatto, quantomeno dal punto di vista dellimpostazione, dal proprio predecessore. Cè però una sostanziale differenza che bisogna mettere in evidenza.
Liedholm lasciava ad Eriksson la Roma più grande di tutti i tempi. Non è un caso che la prima partita vista dagli spalti dellOlimpico da Sven fosse la finale di Coppa dei Campioni. Arrivò in gran segreto allo scalo di Fiumicino e per non destare attenzioni il Club si guardò bene dal farlo accomodare in Tribuna donore destinandolo in Monte Mario. Tutto inutile, visto che appena sceso dallaereo, Eriksson aveva trovato ad aspettarlo Francesco Campanella che era anche riuscito a scambiare qualche parola con lui. Linizio di Eriksson fu duro, con qualcosa come 5 pareggi consecutivi, tanto da essere impietosamente ribattezzato Mister X. Nonostante la partenza di Di Bartolomei, si trovò a dover palesemente gestire una squadra che non era stata disegnata da lui e che non era jn grado di garantirgli quelle caratteristiche che considerava prioritarie. Questo senso dincompiutezza lo porterà probabilmente a radicalizzare alcune scelte compiendo assassini tecnici come la sostituzione di Cerezo con Bergreen. In mezzo a tutto questo anche il girone di ritorno del campionato 85/86, che sembrò materializzare la realizzazione dellutopia. Poi a pochi passi dal traguardo il Lecce pose fine alla favola. Il compito di Villas Boas, certamente non sarebbe meno impegnativo. .