La penna degli Altri 27/04/2012 11:24

Totti, l'unico sorriso

Nel 2004, dopo un avvio tra alti e bassi e l’arrivo di Delneri subentrato a Voeller, la Roma sembrava aver trovato quantomeno una sua identità riuscendo pian piano a risalire la classifica e portandosi in corsa per il quarto posto. Ma il black out era dietro l’angolo. Lo scontro decisivo a San Siro contro l’Inter, che vide i nerazzurri imporsi 2-0, fu l’inizio del tracollo giallorosso. Dalla 25esima giornata (Roma-Livorno 3-0) alla 34esima (RomaBrescia 2-2) i giallorossi, oltre che a cambiare per l’ennesima volta allenatore, inanellarono 7 sconfitte e 2 pareggi: solo la vittoria di Bergamo alla penultima giornata sancì la permanenza nella massima serie dopo un finale di campionato al cardiopalma.  Quell’anno i giallorossi, nella casella sconfitte di fine stagione, spuntarono il numero 15. E alla 34esima giornata di quel travagliato campionato, la Roma era immischiata nella lotta per non retrocedere: erano più le sconfitte che le vittorie. Ben 14 a cinque giornate dal termine. Ben 14 come oggi, in una stagione che doveva essere l’anno zero dopo l’avvicendamento tra la vecchia e la nuova società e il cambio generazionale di molti elementi.  Con una differenza notevole: oggi è ben diversa la posizione in classifica, considerando il campionato poco più che mediocre a cui abbiamo assistito quest’anno.

Quel maledetto anno la Roma alla fine riuscì ad arrivare ottava, a 45 punti (gli stessi del Livorno). Oggi di punti ne ha 50, e il posto che occupa è il settimo, casella che non consentirebbe ai giallorossi di partecipare a nessuna delle competizioni europee.  Che fare? «Affidatevi : lui sa cosa serve per vincere». È quello che propone tramite John Arne Riise, ex terzino giallorosso che attualmente milita nel Fulham, dopo la sconfitta subita mercoledì dalla Roma contro la . E anche dall’estero, ancora una volta, è ancora il capitano ad essere visto come il punto cardine di una Roma che viaggia incontrastata tra alti e bassi. La stabilità in un mare al momento in tempesta: un Titanic giallorosso, come l’ha chiamato qualcuno. A pensarla allo stesso modo è anche la tifoseria. è l’unico a uscire indenne dall’ira della piazza giallorossa, l’unico per cui la mercoledì ha interrotto i fischi rivolti alla squadra intonando a squarciagola il coro di sempre: «C’è solo un capitano». E solo lui, ancora una volta, può evitare il naufragio