La penna degli Altri 12/04/2012 09:35
Riecco Totti. Il capitano e Osvaldo trascinano la Roma
Pazza Roma Dopo il tracollo di Lecce, la resurrezione. Ma a Lecce Totti non c'era, e qui, insieme a Osvaldo che gli metterà su un piatto d'argento il match-ball, fa la differenza ben prima che arrivi il gol liberatutti. La Roma fa quadrato dopo le polemiche, la curva le dà una mano enorme quando, dopo avere dominato il primo tempo ma avere raccolto poco, complici le grandi parate di Handanovic, sembra difficile uscire fuori dall'1-1. È bravo Luis Enrique a insistere e buttare nella mischia Bojan (per Lamela), il modo giusto per riaccendere la fase offensiva, è troppo prudente Guidolin, che a quel cambio risponde subito con Ferronetti per Pereyra, un terzino per un centrocampista. Difesa a quattro e stato d'assedio: sarà, col senno di poi, un errore fatale (...)
Prandelli ringrazia Osvaldo è vivo e lotta per la Roma, Di Natale è vivo e lotta per l'Udinese anche se sbaglierà perdendo a metà campo la palla del 2-1, tutti e due rappresentano il meglio di cui oggi può disporre in attacco la Nazionale, al netto dei neurodeliri di Balotelli. Il match è segnato dalle prodezze dei due attaccanti. Diverse tra loro come i gol che fissano l'1-1 del primo tempo. Osvaldo sfonda da centravanti di razza dopo pochi minuti, come succede quando la Roma parte col piede giusto. Coda e Danilo si mostrano molli, ma il modo in cui Osvaldo fa perno, punta Handanovic e lo trafigge dopo la sua prima respinta è speciale, come i tentativi di assist che poi collezionerà qui e là, senza però trovare la misura e l'ultimo uomo (Marquinho e Lamela) capace di chiudere in anticipo la partita. L'Udinese, partita malissimo, cresce di pari passo con l'allungarsi della Roma ed ecco allora Di Natale salire in cattedra. Non come bomber, ma quale rifinitore: il cucchiaio con cui libera Fernandes solo davanti ad Handanovic per una stoccata facilissima è semplicemente leggendario.
Indecifrabile È una Roma difficile da capire.
Con De Rossi libero accanto a Kjaer, con Heinze in punizione causa Lecce, con José Angel e Taddei tenuti bassi, ma con una gran voglia di spingere da parte di Marquinho (più del rientrante Pjanic), di Gago, e soprattutto dei tre davanti. Una squadra che ti dà l'impressione di avere il match in pugno, e che poi se lo fa scivolare via dalle mani quasi senza accorgersene. Eppure l'Udinese, pieno di assenze importanti (Isla, Benatia, Basta, Floro Flores, Fabbrini, Badu) cui Guidolin aggiunge quella di Armero relegato in panchina a vantaggio di Pasquale sembra poca cosa, balbettante in difesa e con una metà campo foltissima che stenta però a prendere quota, dove Pinzi è l'uomo ovunque ma dove c'è anche una eccessiva, colpevole libertà concessa a Totti. Ne approfitterà fino all'ultimo, il capitano. Come ai bei tempi. Che non sembrano finire mai.