La penna degli Altri 20/04/2012 09:57
Luis spavaldo, difesa alta e pressing
È il comportamento della Roma, però, ancora da scoprire e quindi da analizzare. Ieri lasturiano, per non dare vantaggi al collega, ha nascosto le esercitazioni subito dopo la fase di riscaldamento: spente le telecamere di Roma Channel e allontanati i giovani della scuola allenatori di Coverciano. Luis Enrique, sistemato Pjanic su Pirlo per oscurare la luce del gioco della Juve nella gara dandata, sembra poco propenso a ripetere lesperimento. Non vuole sacrificare un uomo sul regista avversario. Laccorgimento è in contrasto con la sua idea di calcio. Nella partita di dicembre allOlimpico, intervenne solo per la situazione di emergenza, con il debutto di Viviani in A e larretramento di De Rossi in difesa.
«Ormai sono diventato difensore». Il vice capitano ha scherzato con il cittì azzurro Prandelli, in visita mercoledì pomeriggio a Trigoria. Ma fino a un certo punto. Perché proprio il ruolo di De Rossi è al centro della lavagna dellasturiano in questa settimana. Sulla posizione da affidare al giocatore che può far comodo, ovviamente, sia dietro che in mezzo al campo. Negli addestramenti, per preparare la sfida di domenica sera a Torino, Luis Enrique sta lavorando sulle due opzioni. Ieri, ad esempio, la coppia di centrali difensivi è tornata ad essere quella composta da Kjaer ed Heinze.
De Rossi può, insomma, tornare a fare il centrocampista. Perché nessuno come lui sa proteggere il reparto arretrato, diventando in alcune situazioni di gioco anche il terzo centrale, abbassandosi in mezzo ai due difensori. Ma la tentazione di Luis Enrique è di confermarlo dietro. Per due motivi: 1) avere un regista arretrato e contemporaneamente un centrocampista in più nellundici di partenza, come fa Guardiola con Mascherano; 2) la sua presenza lì dietro permette di alzare molto la linea difensiva lasciando meno campo agli avversari.
Ma bisogna approfondire proprio questo secondo aspetto. Per portare in avanti i difensori, avvicinandoli al centrocampo, è fondamentale il pressing delle altre due linee. Per prima quella offensiva. Due attaccanti su tre, Borini e Osvaldo, hanno le caratteristiche giuste per riuscirci. Spesso si sono sacrificati in quel lavoro. Di sicuro nelle migliori esibizioni della Roma. Se Totti sta bene, sa come comportarsi in aiuto agli altri due. I centrocampisti Panjic, Gago e Marquinho e anche i due terzini Rosi e Taddei, affiancando i tre, devono seguire le punte. La chiave della partita, come si è visto nella partita di Coppa Italia dello scorso gennaio, è tutta nella metà campo della Juve. Se i bianconeri hanno la possibilità di pensare e preparare il lancio, la Roma diventa subito vulnerabile. Fatali, di frequente, per i giallorossi sono stati i contropiede. È successo anche a Lecce, proprio per la mancanza di aggressività.
Sintetizzando: pressing e velocità nel possesso palla. Comportandosi da squadra. Nel senso di collaborazione e sintonia. Tra singoli e tra reparti. Non è facile contro la migliore formazione del torneo, ancora imbattuta. Ma tra la Juve e la Roma la differenza in classifica è proprio nellimpronta di gioco. Nessuno, in serie A, ha ottenuto tanti pareggi, 14, come i bianconeri. Nessuno ne ha contati pochi, 5, come i giallorossi. Che quando non vincono, perdono, come è accaduto già dodici volte in questo torneo. Ma Luis Enrique, coerente fino in fondo, anche domenica giocherà così. Come sempre. Allattacco.