La penna degli Altri 01/04/2012 10:03
Luis Enrique: «Serve la vera Roma E vietato rilassarsi»
INCOMPRENSIONI - La mandibola si irrigidisce, lespressione si indurisce quando la platea gli fa notare che la Roma ancora non ha assimilato la sua idea di calcio. Luis Enrique si prende venti secondi per riflettere sullargomento, poi spara: «Se volete posso dirvi che sono un cattivo allenatore,ma la verità è che a volte in campo non è semplice applicare quello che viene chiesto. So che è così perché sono stato calciatore. Sono il primo ad arrabbiarmi quando non vedo le cose che mi piacciono ma conosco bene il calcio: da fuori giudicare è facile mentre dentro basta un dettaglio a cambiare tutto [...]Se riesco a tenere la palla nellaltra metà campo, il rischio è il benvenuto» . Ma senza imitare il Barcellona, sia chiaro una volta per tutte: «Noi siamo la Roma, loro sono unici perché hanno giocatori unici. Se hai Messi, Iniesta, Xavi, Dani Alves che si passano il pallone in un metro senza sbagliare mai, è tutto più facile. Il Barcellona ha determinate caratteristiche che si adattano a certi campioni, noi abbiamo le nostre. Puntiamo a fare un calcio che piaccia ai tifosi e che ci avvicini alla porta avversaria. In questo siamo simili al Barcellona, ma solo in questo» .
I SINGOLI - Difende la sua Roma in blocco, a maggior ragione difende Totti pur lasciando capire che contro il Milan non gli è piaciuto. «Non credo sia giusto giudicare un calciatore per una partita - spiega - . Francesco serve ancora tanto alla squadra, è un punto di riferimento. E la sua stagione sarà valutata a fine campionato. La sua, come la mia e quella degli altri» . Compreso Bojan, a cui restano nove partite per impadronirsi del mondo Roma: «Bojan è un ragazzo del 1990. Bisogna avere un po di pazienza con i giovani. Può diventare importante perché ha la cosa principale per un calciatore: la qualità. Non a caso ha battuto già tanti record rispetto alletà che ha. Per ora vedo che si sta allenando bene e mi aspetto che faccia sempre di più. Avrà le sue opportunità» . Tanto Luis Enrique non è un tipo che ha fretta: «Avevo detto che sarei rimasto cinque anni alla Roma. Ma per quanto sono contento qui, per come mi trattano i colleghi in Italia, penso che gli anni possano diventare anche dieci»