La penna degli Altri 28/04/2012 10:23

Luis Enrique: "Fuori l'orgoglio"

 
Siamo ai titoli di coda per Luis? Non è detto. Nella sua melina dialettica, lascia pensare all’addio e al contrario. «A fine stagione con la società capiremo i problemi e cercheremo le soluzioni», assicura l’allenatore asturiano. Luis qualcosa di preciso la dice sulla situazione generale della Roma, quasi sul gong, quando si stanno per posare la penna e il taccuino e le telecamere si stanno spegnendo. «Io mi prendo per primo la mia responsabilità. Ma tutti i calciatori, da chi è arrivato da poco a chi è a Roma da anni, devono migliorare moltissimo, devono portare la maglia con più orgoglio per meritare questo tifo. È questo il mio consiglio». Il consiglio va dritto al cuore di un gruppo spesso ingolfato e travolto dagli eventi (e dagli avversari, piccoli e grandi), alla squadra è mancato il carattere. «In qualche gara è sembrato questo. Ma una cosa è ciò che sembra e una cosa è ciò che è. Io ho visto tutto il contrario. All'inizio delle partite noto la grinta, poi l'ultima gara ha riassunto perfettamente la stagione. È mancata personalità, ma questa non si compra al supermercato nè viene direttamente dal mental coach, che ho scelto di portare per sorreggere lo staff tecnico, non la squadra».
 
Luis divede le colpe tra lui e la squadra, ovvio. Anche se a volte lo stesso Luis è sembrato più in confusione di chi è sceso in campo. Lui respinge la critica a mani unite, stile . «Non mi sento in confusione. Continuo a pensare alla mia visione di calcio. Ci sono stati dei momenti in cui la squadra è sembrata confusa, è successo quando si è provato a dare più del cento per cento. L'allenatore è il maggiore responsabile. È il primo anno per tutti, la società e i calciatori hanno posto le basi per quello che sarà la squadra del futuro. Purtroppo ci sono state tante sconfitte ma sono sicuro che la Roma presto vincerà. Se io ci sarò? Ci sarà la Roma e i romanisti». Il suo futuro ormai dipende più da lui che dalla società. La sensazione che dà è che abbia poca voglia, ma è solo una sensazione. «È un gran piacere essere l'allenatore della Roma, con un tifo ed una à importantissimi, e con una società incredibile. Non mi sono mai pentito di essere venuto qui. La situazione si può ancora ribaltare. Ci sono quattro partite, voglio centrare l'obiettivo». E magari andarsene da vincitore morale. Sulla sua moralità, nulla da dire.