La penna degli Altri 01/04/2012 10:35
Daniele, il guerriero universale
Da qui a lì, dalla linea di difesa al puntino biondo dattacco, da Ostia al Novara ci passa tutta la carriera e perché no? - la vita di Daniele De Rossi. Perché De Rossi Daniele non faceva lattaccante solo in riva al mare, ma anche nella Roma. Nei giovanissimi, negli allievi, fino praticamente agli allievi regionali, quando si ritrovò pure a fare il guardalinee visto che era tutto franne che un titolare, mentre la domenica faceva il raccattapalle sotto la Sud (pure quelli so ruoli, azzo). Negli Allievi Sperimentali lo allenava lattaccante Guido Ugolotti: «Allepoca era un giocatore diverso, faceva il trequartista... fisicamente era piccolo e gracile, non riusciva a trovare continuità », una volta disse. Parole che sanno di no future. E invece De Rossi è sempre stato un animo punk e quindi ha sempre saputo che il futuro non è scritto. Anche perché una volta ha incontrato un signore allenatore e un Signore (la parte della vita, non solo della carriera) chiamato Mauro Bencivenga che gli ha parlato dei valori della classe operaia, che lo faceva allenare sui prati dellEur (e il pallone lo dovevi andare a riprendere se finiva per strada o sullalbero), che gli faceva fare la colletta, anche mille lire, ogni settimana (i soldi li teneva il capitano) per lUnicef e che gli diceva «di andare a lavorare, di fregarsene dei soldi, delle belle macchine, di queste stronzate».
Anche così Daniele De Rossi è diventato calciatore: «Non era né carne, né pesce era abbastanza tecnico per cui giocava davanti; lho provato mezzala, esterno, trequartista, ma cerano giocatori più forti di lui, finché un giorno lho sistemato lì». Perché mancava Tinazzi, che giocava davanti alla difesa: da quel momento De Rossi sè messo lì. Oggi farà un altro passo indietro, cioè un altro avanti nella carriera, così come già gli è successo contro la Juventus a dicembre. Con Capello e Spalletti ha giocato sempre in mezzo anche se a turno, e per necessità (non per forza ma sempre per amore) un po più avanti e un po più indietro. Con Prandelli alla Roma avrebbe potuto cambiare ancora ruolo (con Prandelli giocò solo una partita segnando in amichevole ai Glasgow Rangers che proprio oggi sono falliti), con Luis Enrique ha trovato il paradiso tattico, forse perché fa veramente un po di più Falcao (ah quella maglia da ragazzino) e forse perché davanti o dietro o di lato (col Cagliari ha finito ala) gli permette di fare quello che ha sempre preferito fare: tutto per la Roma.