La penna degli Altri 22/04/2012 12:09

Conte rischia un anno

Nel momento in cui sarò chiamato, avrò il piacere di vedere queste persone e di rispondere. Queste situazioni aumentano la cattiveria agonistica».

Il giorno dopo, in conferenza stampa se la cava così. Con quattro frasi di circostanza, nessuna ammissione e quei sospetti lasciati lì. Sospesi. Come hanno rivelato alcuni quotidiani ieri, un pentito di Scommessopoli e suo giocatore al Siena, Filippo Carobbio, lo ha accusato di non avere denunciato dei tentativi di combine.

Tentativi che proprio Carobbio gli aveva riferito. Omessa denuncia. Non è da codice penale, ma da quello sportivo sì. Il tecnico della rischia almeno un anno di . I fatti risalgono alla stagione scorsa, quando sedeva sulla panchina del Siena. Stando alla ricostruzione fatta da parte della stampa, Carobbio viene a sapere del tentativo di aggiustare una o più gare del Siena. Il centrocampista si confida con . Stando sempre alle indiscrezioni dei giornali, non si conosce la reazione dell’allenatore. Di sicuro, però, il tentativo (o i tentativi) non vengono rivelati da . E il Codice di Giustizia Sportiva all’articolo 7 prevede che «chi sia venuto a conoscenza in qualunque modo che società o persone abbiano posto o stiano per porre in essere taluno di detti atti (la combine, ndr), hanno l’obbligo di informarne, senza indugio, la Procura federale della FIGC».

Difficile stabilire a quando risalga la testimonianza di Carobbio. In ogni caso, viene ritenuta dagli inquirenti estremamente attendibile. (...)

Per esempio, aveva raccontato di essere stato "agganciato" da Gegic e Ilievski prima di Novara-Siena del 1 maggio 2011. I due "zingari" lo volevano coinvolgere nella combine, chiedendogli un pareggio con l’over. Dunque, almeno tre gol segnati complessivamente in partita. «Io risposi che non ero interessato e che non avrei nemmeno giocato» - queste sono le parole di Carobbio - «ma so che ci fu un contatto tra Vitiello del Siena e Drascek del Novara il quale avvenne nell’albergo che ospitava noi del Siena. Io li ho visti parlare. Non so poi cosa è successo, certo è che il pareggio sarebbe stato un risultato proficuo per tutti». Ora, se sapeva Carobbio, è logico presumere che sapesse anche il suo allenatore.

(...) Ma glissa. «Io non sono stato chiamato da nessuno, nel momento in cui sarò chiamato - dice in conferenza alla vigilia di -Roma - avrò il piacere di vedere queste persone e di rispondere». Le accuse di Carobbio sono gravi. Il tecnico spiega di averle apprese dai quotidiani. «Ho letto i giornali oggi (ieri, ndr). Ho poco da dire, nel senso che ho letto, c’è un’indagine, sono molto sereno e fiducioso nelle istituzioni perché devono fare il loro lavoro». Per l’allenatore bianconero, non c’è altro adesso che la partita con la squadra di Luis Enrique: «Passiamo a -Roma che è la cosa più importante». Prima, dunque, dribbla l’argomento. Poi, quando gli viene fatto notare dalla stampa di Torino che dietro potrebbe nascondersi un tentativo di destabilizzare l’ambiente bianconero (bah, ndr), replica: «Non fanno altro che aumentare la nostra voglia e ferocia. L’ho già detto, solo una settimana fa abbiamo affrontato gli stessi argomenti. Così vengono triplicate la nostra forza, la nostra cattiveria, la nostra voglia, di fare qualcosa di straordinario. Se qualcuno pensa di destabilizzarci in questo momento, trova duro (duro che?, ndr). Queste situazioni aumentano la cattiveria agonistica, alzano ancora di più la voglia, la determinazione. Ci sta che dall’esterno arrivi di tutto e di più, ma già l’avevo detto tempo fa». è quasi infastidito dal doversi ripetere. Peccato che prima non si sapesse nulla dell’interrogatorio di Carobbio, del tentativo di combinare un incontro di cui , a detta del centrocampista, era perfettamente a conoscenza.

Chi ha già abboccato all’idiozia di una persecuzione ordita da forze oscure a danno della è (buona) parte della tifoseria juventina. «Ora basta. Dopo le continue, ripetute e assurde accuse nei confronti del nostro allenatore , noi ci schieriamo totalmente con lui», si legge in un comunicato firmato da "Italia Bianconera", "Ultras ", "vecchiasignora.com" e "Associazione Giù le mani dalla ". «La vince e sicuramente fa paura - prosegue la nota - ma attenzione perché questa volta non accettiamo più accuse assurde nei confronti del nostro allenatore e dei nostri giocatori. E, questa volta più che mai, siamo pronti a difenderci in ogni modo». (...) Ricorda un po’ la difesa a oltranza di Doni a opera della curva bergamasca. Era l’idolo che in un primo tempo negava, si indignava e faceva indignare gli atalantini. In un primo tempo. Al termine del secondo, poi, è finito in galera.