La penna degli Altri 17/04/2012 10:43
Addio Petrini, da Rocco al lato oscuro del calcio
Se questo è un calciatore. E stato suo malgrado il primo pentito del calcio italiano. Ci ha raccontato il lato oscuro, ci ha indicato il marcio che incrosta la pentola, ci ha svelato - nei suoi libri scomodi, controversi e in fondo disperati - un'unica verità: Babbo Natale non esiste, le luci dell'albero servono solo a stordirci e confonderci. Sincerità o convenienza? Lo dirà la storia. Carlo Petrini ci ha portato nei bassifondi miserabili, take a walk on the wild side , vieni a farti un giro nel vicolo buio del calcio. Ha denunciato il doping, le partite truccate, i pagamenti in nero, le scommesse, i giocatori corrotti e malati di sesso, gay eppure omofobi, i vizi privati, in sostanza la desolazione della tribù pallonara. In un mondo dove - anche quando si punta il dito - si procede spesso con la cautela dei vili, Petrini nei suoi libri ha fatto nomi e cognomi. (...)
Era un uomo pieno di tormenti. Controverso, sostanzialmente triste e solo. Minato nel fisico, anche per labuso di quelle sostanze dopanti che aveva assunto da calciatore, piegato dal calvario che stava vivendo ormai da anni, negli occhi non aveva più luce ma gli era rimasta lostinazione visionaria del maledetto che si sa sconfitto dalla vita, eppure continua la sua battaglia. Gli hanno dato del pazzo, del bugiardo, del disgraziato depresso e infelice, perciò inviperito. Il mondo del calcio è fatto così: se uno racconta qualcosa che imbarazza è un ingrato, perché sputa sul piatto dove ha mangiato. Carlo Petrini ha vissuto due vite. Nella prima è stato un calciatore di discreta notorietà negli anni 60 e 70: Genoa, Milan, Torino, Catanzaro, Bologna, Cesena, spesso tappe insudiciate dalla sua frenesia di bruciarsi, vendersi, sporcarsi. Era un centravanti dal fisico possente, gli batteva in petto il cuore dei poveri di spirito.
Migliori sono i primi libri, dove scriveva ciò che aveva visto e vissuto sulla propria pelle. Ogni riga era una cicatrice, ogni pagina una ferita ancora aperta. Più vaghi e arruffati quelli successivi: alla scrittura lucida e asciutta, si era sostituita lansia di imbrattare di fango tutto, senza distinzione. Ha avuto il grande merito di aver indagato per primo sulla morte di Donato Denis Bergamini, il centrocampista ferrarese del Cosenza scomparso nel 1989. Allepoca dei fatti la magistratura chiuse in fretta e in furia la pratica, nonostante le ombre. Petrini non aveva creduto alla versione ufficiale e aveva ricostruito lintera vicenda con dovizia di particolari. Il libro si chiama, non a caso, « Il calciatore suicidato ». E anche grazie a Petrini che la Procura di Castrovillari di recente ha riaperto linchiesta.
Se ne va il calciatore che nessuno avrebbe voluto essere, lanima nera di un mondo talvolta ipocrita, lo specchio che riflette la strega anziché la principessa. Il tempo restituirà alla sua vita e ai suoi libri una verità storica. Ieri è morto Carlo Petrini, una voce fuori dal coro: cantava langoscia e la disperazione del circo, ci tranquillizza pensare che stonasse. Eppure: Biancaneve sposa il Principe, la Strega muore, i nani restano nani, ma è una verità che la mela fosse avvelenata.