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La penna degli Altri 05/03/2012 19:58

Il derby di Roma: la vittoria del tifo, l’ignoranza di pochi

In campo, poi, è stata battaglia vera. Ha prevalso la Lazio, meritatamente avvantaggiata in classifica su una Roma ancora alla ricerca di sè stessa. Il 2 a 1 finale per i biancocelesti è stato quindi il frutto di una partita controllata senza grandi patemi dalla squadra di Edy Reja, arrivato alla seconda vittoria nella stracittadina in questa stagione, eguagliando l’impresa del ben più titolato predecessore Sven Goran Eriksson.

E allora? Perchè non godersi appieno un pomeriggio di calcio e di vera e propria Storia romana?

La colpa è dei soliti idioti (quelli veri e non la loro patinata copia cinematografica), nascosti in entrambe le curve, in formazione fortunatamente più che minoritaria.

I cori razzisti, questa la loro espressione più alta, contro il difensore brasiliano della Roma Juan e contro il suo omologo laziale, Modibo Diakitè.

Il brasiliano, confessa qualche tifoso presente allo stadio, ha provocato la curva laziale ma, sinceramente, giustificare insulti guidati dal colore della pelle è impossibile.

 

 

 

 

 

 

 

 

Del resto, a confermare che l’idiozia non indossa nessuna maglia particolare, nel derby d’andata dello scorso 16 ottobre era accaduta esattamente la stessa cosa, a curve invertite: i tifosi giallorossi, infatti, allora presero di mira l’ex giocatore della Lazio, nero e francese, Djibril Cisse, omaggiandolo dei soliti “bu” e di una simpatica banana con la sua maglietta indosso.

 

 

 

 

 

 

 

A far da corollario a questo squallido teatrino dell’Ignoranza, ci hanno pensato gli ormai stucchevoli cori dei romanisti inneggianti alla morte di Vincenzo Paparelli, tifoso laziale ucciso da un razzo partito da una Curva verso l’altra (era il derby del 28 ottobre 1979).

I pochi che rovinano la festa alla maggioranza, del resto, non sono una novità: dal giallorosso “laziale non mangia maiale” al biancoceleste “Klose mit uns”, la casistica dell’idiozia va purtroppo aggiornata giornalmente.

E’ ovvio, non bisogna cadere nel tranello di unire una singola tifoseria sotto il marchio dell’infamità regalando, in questo modo, facili alibi a chi, dell’infamia e dell’ignoranza, è il vero e unico portabandiera.

 

 

 

 

 

 

Nessuna giustificazione, quindi, neanche quella solita che vorrebbe i “bu” usati per distrarre e infastidire l’avversario.

Nessuno che faccia notare, invece, che sfottere una persona prendendo come spunto il suo colore della pelle è puro e semplice razzismo. In questo senso, basta ricordare l’episodio che ha coinvolto l’allora giocatore dell’Inter, Mario Balotelli, insultato e “omaggiato” di un lancio di banane da parte di alcuni tifosi della Roma (vd articolo della Gazzetta)

Ora la S.S. Lazio e l’A.S. Roma dovranno addossarsi delle ammende, causate proprio dalla stupidità di pochi.

L’appello alle tifoserie sarebbe quindi d’obbligo:

isolare gli imbecilli che si nascondono nel branco, portare alla luce il fenomeno del razzismo per sanare, una volta per tutte, un ambiente che sta cercando da anni di ripulirsi da sè stesso.

Il derby, in fin dei conti, l’ha vinto la Lazio. Ma ad averlo perso, questo è certo, non è stata solamente la Roma.