La penna degli Altri 18/03/2012 09:13

Falsi dossier, l’indagine s’allarga

Ma c’è anche chi sostiene che la denuncia sia contro ignoti e che per ora nessuno dei nomi usciti sui giornali sia stato iscritto nel registro degli indagati. Pare che tutto sia partito da alcune intercettazioni che riguarderebbero un’indagine ben più ampia. Da indiscrezioni di stampa sembra comunque che l’inchiesta, condotta dal procuratore reggente Giancarlo Capaldo, possa allargarsi. Ore 22,20. È venerdì, appunto. Il lancio dell’Ansarecita: «La Procura della Repubblica della Capitale sta indagando su una tentata truffa a danno della As Roma. L’inchiesta - sulla quale la società giallorossa non ha voluto dire nulla - sarebbe scaturita da un’attività di “dossieraggio” svolta in ambienti dell’informazione romana». Dossieraggio. È un neologismo, è un termine coniato dalla stampa per descrivere «la creazione di un dossier contenente informazioni riservate o scottanti relative a una o a più persone, specialmente a fini di ricatto».

C’è scritto così sui dizionari. Ma chi ricatta chi? E per quale motivo? Il giorno dopo, è soprattutto Repubblica a rivelare i particolari di quella che viene descritta come " u n a t r u f f a s t i l e Totò". Ma la notizia trova spazio anche su Messaggero, Tempo e Corriere della Sera. In un pezzo a firma Carlo Bonini, il quotidiano diretto da Ezio Mauro fa nomi e cognomi. Sono quelli del giornalista Roberto Renga, del figlio Francesco e dei conduttori di Centro Suono Sport, Mario Corsi e Giuseppe Lomonaco. Si parla di una tentata truffa a danno della Roma. In realtà, la situazione è più complessa. Accade questo, racconta Repubblica: Roberto Renga, firma del Messaggeroe opinionista di Radio Radio, contatta Paolo Calabresi. È una delle "Iene" più conosciute, ma pure (anzi, soprattutto) un romanista doc. Per Repubblica, gli avrebbe detto di avere del materiale scottante. Roba forte. «In grado - riporta Bonini - di devastare l’immagine pubblica e privata di Franco Baldini, del club, e di Mauro , avvocato membro del Cda». Che i due si incontrino, comunque, è fuori di dubbio.

È lo stesso Renga a pubblicare il 7 marzo su una foto che lo ritrae intervistato da Calabresi. Torniamo alla ricostruzione di Repubblica. Per Bonini, Renga gli mostra «due fogliacci compilati a mano libera da chi sa chi». L’esistenza di un falso dossier risulta anche al Romanista. Sono scambi di sms tra Baldini e . Ma sono del tutto inventati, si parla di Baldini come di un massone e si lanciano accuse pesanti anche al ds , reo in base a questo falso dossier di avere guadagnato dalle operazioni di mercato. Fango. Non è però certo che Renga gli mostri questi messaggi proprio in quella occasione. Anche perché, proprio come la Roma, anche Calabresi non può parlare. C’è un’indagine in corso e non è nemmeno detto che quella famosa intervista con Renga venga poi diffusa.

La redazione delle "Iene" ci sta pensando. Da Milano si limitano a una considerazione: si tratta di un’operazione pasticciata, tristissima, messa in atto da alcuni soggetti. Alcuni, non uno solo. Ma chi è che racconta tutto alla Roma? Probabilmente, la notizia arriva alle orecchie di Baldini e da più canali. La Roma ne viene a conoscenza la settim a n a p r i m a d e l derby, anche se la formazione del dossier è antecedente. Baldini e denunciano tutto alla Procura. La magistratura si mette immediatamente al lavoro. Anche se c’è chi, come Lomonaco, sostiene di non essere indagato.

La Digos, coordinata da Lamberto Giannini, perquisisce alcune abitazioni. In qualche casa sarebbero state rinvenute delle prove. «Mario Corsi e Giuseppe Lomonaco - si legge sul sito di Centro Suono Sport - scelgono di autosospendersi dai loro impegni professionali non certo per le gravi insinuazioni mosse nei loro confronti, ma per permettere che vengano intraprese tutte le azioni nelle opportune sedi. L’autosospensione è a tutela delle loro immagini e persone prima ancora che professionali. La scelta è rivolta anche alla volontà di non prestare il fianco ad attacchi mediatici privi di alcun riscontro e fondamento». «Io vado a dormire tranquillo, non mi è mai passato per la testa di usare la mia professione se non per motivi professionali». Questa è la posizione di Roberto Renga. «Non ho mai pensato - dice a Radio Radio - di truffare la Roma. Ero abituato per altri motivi a finire sui giornali. Ma solo su una testata è uscito il mio nome (Repubblica, ndr). Si saprà al momento del dibattimento quello che è realmente accaduto». Ma non finisce qui. Mentre per tutto il giorno nelle radio romane si discute animatamente dell’indagine, della serie lei è favorevole o contrario?, un’Ansadelle 17,18 scuote nuovamente l’ambiente della stampa romana. «Tentata truffa Roma: indagine estesa ad altri "scontenti"». L’inchiesta potrebbe estendersi, riporta l’agenzia, «ad altri "scontenti" dell’attuale proprietà della Roma». Nel take si legge: «Gli inquirenti sospettano che nella vicenda possano essere coinvolti altri soggetti un tempo legati alla gestione della famiglia Sensi ed ora esclusi dai nuovi proprietari. Le posizioni di queste persone sar