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La penna degli Altri 24/03/2012 10:52

Capitan Viviani erede di Totti e Ago



Quando è andato a rispondere alle domande della tv dopo il giro d’onore con la Coppa, il precedente di capitano della Primavera di Coppa è stato la prima cosa che gli hanno fatto notare («Un grandissimo onore», l’ha definito lui), ma l’altro, quello di Di Bartolomei, non è venuto in mente a nessuno. Nella stagione di grazia 1973-74 la Primavera centra la doppietta campionato-Coppa Italia ed è Agostino ad alzare entrambi i trofei, maglia numero otto e fascia di capitano al braccio. Dopo la finale scudetto (4-0 al Milan, che si sarebbe trovato contro anche alla prima da capitano in prima squadra), Di Bartolomei tiene un piccolo discorso di ringraziamento nel ristorante dove la squadra si era spostata per i festeggiamenti ufficiali. Fra i suoi ascoltatori, oltre al presidente Anzalone, c’è Nils Liedholm: « Parlò con grande disinvoltura - ricordava il Barone -, mostrando un’esperienza e una maturità non comuni per un ragazzo di appena diciannove anni. Io ascoltai con attenzione e dentro di me pensai: “Questo è un vero capitano”». Un’eredità tutt’altro che leggera per il centrocampista che ha stupito Luis Enrique nel ritiro di Brunico, fortuna che la personalità non gli fa difetto. II capitano che insegue i Capitani tornava all’Olimpico tre mesi dopo avervi esordito in Serie A, titolare naturalmente, e proprio contro la . Quella sera di dicembre è stato l’unico romanista a lasciare il campo da vincitore, giovedì si è preso il gusto di vederli uscire a testa bassa. Da capitano vero si è preso le responsabilità in mezzo al campo, ha messo ordine per novanta minuti senza strafare - non ce n’era bisogno -, restando lucido fino all’ultimo. La Coppa la sentiva talmente sua che alla fine non voleva separarsi dalla medaglia: «Scusate, ma questa stanotte non me la tolgo» diceva avviandosi verso i cancelli. Il numero sulla maglia è un altro, ma per il terzo capitano di Coppa la rincorsa è già cominciata.