La penna degli Altri 13/02/2012 08:55

Luis Enrique, niente alibi «L'emergenza non esiste»

Anche nella Roma, però, si vede il lavoro di Luis Enrique, che è riuscito a trasmettere alla squadra il suo modo di intendere il calcio: che si giochi contro l'Inter o contro il Siena, in casa o in trasferta, la formazione giallorossa mantiene sempre la sua identità e la sua idea di gioco. Per questo Lucho non vuole sentir parlare di emergenza. «Noi dovremo sempre andare all'attacco, a prescindere dagli uomini che scenderanno in campo. Non cambio modo di giocare se mi mancano due giocatori, poi è normale che le caratteristiche dei calciatori fanno la differenza».

Nella lista dei convocati è ricomparso dopo quasi due mesi - l'ultima volta era il 21 dicembre a - il nome di Daniel Osvaldo, che però dovrebbe cominciare dalla panchina. «I giocatori vogliono sempre rientrare il prima possibile, ma non è possibile che al rientro da un infortunio si possa essere al cento per cento, perché un conto è lavorare da soli e un conto è farlo con la squadra. Il ritmo è diverso. Io poi non voglio correre rischi». Reale convinzione o pretattica? Difficile interpretare il pensiero dello spagnolo, pronto a stupire anche quando si parla di due calciatori come e Lamela che stanno vivendo uno stato d'animo opposto. «Voi dite che ora è Dio e Lamela il diavolo? In questo momento sono molto più soddisfatto di quello che fa Lamela. Il mio calcio è di tutti, non è solo per giocatori con determinate caratteristiche. Quando ci sono stagioni così lunghe i calciatori hanno momenti alti e momenti bassi, ma tutti sanno di cosa ha bisogno la squadra».

A Siena si giocherà ad una temperatura polare. Una stranezza, se paragonata al fatto che due giorni fa a Parigi, con 70 mila spettatori già dentro lo stadio, è stata rinviata la partita di rugby della Francia. «È strano che non si sia trovato un accordo. La prima cosa a cui bisogna pensare è la salute dei calciatori, poi allo spettacolo. Se hanno deciso di non anticipare la partita noi non possiamo farci niente, solo andare a giocare con la mentalità di sempre». Sabato era all'Olimpico per assistere a Italia-Inghilterra di rugby. «Mi piace il rispetto che c'è in campo e sugli spalti, ma preferisco il calcio. E la nostra ».