La penna degli Altri 23/02/2012 10:10
Lamela fatata
Quel che è rimasto di Erik Lamela in nemmeno un girone di ritorno non sembra più essere quel gol allesordio come un arcobaleno uscito senza pioggia, un volo di gabbiani su una città metallurgica, un diritto soffice e spudorato di McEnroe; e non sembra nemmeno rimasta la sua impressionante capacità di tenere botta a tutti, di fare falli e di farsi sentire non come un ragazzino ma come faceva Beppe Furino. Né ancora si ricordano quelle traversate campo campo, che manco Kakà e Mosé messi insieme, no... Altro che Argentina promessa. Oggi di Erik Lamela, 19 anni e 355 giorni, si ricorda la reazione di Torino, una serata di allegria (vivaddio!) con tutta la squadra, le ultime mezze prestazioni e gli ultimi minuti con il Parma senza firmare. E il giornalismo, bellezza. Ed è anche Roma. E né luno, né laltro.
A 19 anni Bruno Conti aveva presenze in serie A nellordine di una (1); nei primi sei mesi dItalia Michel Platini sembrava un Menez con più mani sui fianchi. Ma non è questo. E che Erik Lamela, quasi ventanni, è un giocatore portentoso al quale non è successo niente di quello che si blatera (sè montato la testa, è distratto...) perché è tuttaltro: uno cresciuto letteralmente a pane e a pallone (il papà faceva il fornaio), uno che si fa il culo talmente tanto che luomo sognato da Stakanov, cioè Luis Enrique, lo adora e se è possibile (18 volte su 20) lo schiera titolare. Non è un caso che in conferenza solo due volte il tecnico più collettivista che ci sia abbia parlato di un singolo, parlandone bene: entrambe le volte di Erik Lamela: la prima quando predisse una doppietta (che magari il 4 marzo... no?), laltra quando disse di essere più contento dellargentino che, per esempio, dellultimo uomo della Provvidenza, cioè di Fabio Borini. Lamela gioca da Dio. Lamela è un campione così giovane e così potenzialmente forte che nella sua storia uno così, da importato, la Roma non ce lha mai avuto. Lamela coi suoi colpi di suola, i suoi occhi come spilli e la sua acne giovanile è esattamente la faccia di questa Roma che fa la rivoluzione senza avere ancora il pelo sullo stomaco, né quello sulle guance. Ogni tanto diventa rossa, ma va avanti. Questo è il momento di fare un passo avanti, va bene anche con la suola, lui che il primo quel 23 ottobre contro il Palermo lo ha fatto sulla luna. E una storia che è un destino. Erik Lamela, nato un 4 marzo come nella più bella canzone di Lucio Dalla, giocherà il derby nel giorno del suo compleanno, lui che ha esordito con la Roma la settimana dopo un derby, il 23 ottobre 2011: un 23 ottobre di tanti anni fa, proprio in un derby la Curva Sud disse il suo Ti amo. E sempre da lì che nasce tutto, da un ti amo: anche il ragazzino del 4 marzo che Lucio Dalla chiamava Gesù Bambino. Chissà se a 19 anni giocava così bene