La penna degli Altri 15/02/2012 09:10

Kjaer, tra lacrime e cinguettii

«Non era assolutamente rigore, non ho fatto niente per far cadere .Sono frustrato». Ecco le sue prime parole. Il difensore, incurante di tutto quello che succede intorno a lui, ha continuato: «Io ammetto i miei errori e quello non era un errore. Sono sotto choc: si è buttato, serve più che un leggero soffio di vento per far cadere una persona a terra. Abbiamo giocato male, è vero, ma non meritavamo di perdere così. Mi sento preso in giro». E ancora: «Normalmente non mi lamento, ma questo è un episodio negativo per la Roma e per tutti i tifosi romanisti nel mondo».

Fine. Almeno delle parole virtuali. Perché l’amarezza del danese è proseguita anche ieri e con lui quella della società. Primo perché la Roma ha deciso di non commentare le decisioni arbitrali e non ha gradito che sia stato il giocatore a farlo (oggi lui e gli altri giocatori verranno comunque invitati dalla società ad utilizzare con maggiore accortezza i social network). E secondo perché Kjaer è un difensore per cui a giugno la Roma dovrebbe pagare al Wolfsburg oltre sette milioni per il riscatto: una cifra importante, una cifra che a Trigoria nessuno si sente di poter garantire in questo momento per un giocatore che ha dimostrato, almeno finora, di non essere adatto al gioco di Luis Enrique.

Nessun rimprovero personale nei confronti del ragazzo, un professionista esemplare seppur molto giovane ed estremamente disponibile con tutti, ma un semplice dato di fatto su quella che è stata la sua stagione finora. Sicuramente la sfortuna ci ha messo del suo, ma per il resto Kjaer non ha mai dato l’impressione di poter rappresentare quella sicurezza di cui la Roma ha bisogno, a maggior ragione dopo l’infortunio di Burdisso. Chi lo conosce bene, come Rino Foschi, l’uomo che lo ha scoperto e portato a Palermo, continua però a credere in lui: « il ragazzo sta attraversando un momento davvero difficile, brutto. Però è un giovane di qualità importanti ed anche altri hanno attraversato momenti così». Adesso bisognerà capire se ci crede anche la Roma. , che si è speso in prima persona per il suo trasferimento alla Roma, ci ha parlato e ci parlerà a lungo. Già oggi. Lo stesso faranno Luis Enrique e soprattutto il mental coach Llorente perché la sensazione è che prima che sui movimenti e sulla tattica, ci sia da lavorare sulla testa di Simon, sulle sue insicurezze date da mesi da dimenticare. E la faccia disperata tra le lacrime con cui ha lasciato il Franchi lunedì sera ne è la conferma maggiore.