La penna degli Altri 10/02/2012 09:31

In trasferta, ma con il garante

A dare l’impulso definitivo al cambio di rotta è stato il neo ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, dopo aver letto su “Il Romanista” la lettera in cui un abbonato in Monte Mario - un tesserato, sottolineiamo - non aveva potuto comprare un biglietto di Roma- per il figlio di 5 anni perché il Roma Store pretendeva la carta di identità del piccolo. In futuro non sarà più così. Ma se questo è un grande passo sulla strada della normalizzazione dei rapporti tra Stato e curve italiane, quello che segue è qualcosa di ancora più importante. Al punto 1 dell’allegato tecnico della determinazione si legge: «I possessori di fidelity card, rilasciata in maniera conforme agli specifici programmi varati dall’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive, possono acquistare per le trasferte un tagliando dello stadio, ove sia attivo ed efficiente il collegamento con “ on line” – anche per il settore ospiti – per un proprio conoscente, previa presentazione della fidelity card (che può sostituire il documento d’identità del possessore) e di fotocopia del documento di identità del titolare dell’altro tagliando».

Per fidelity card si intende la tessera del tifoso, l’As Roma Club Privilege. Il tesserato fa quindi da garante. La terza e ultima novità riguarda esclusivamente i tesserati. Potranno acquistare fino a quattro biglietti delle partite casalinghe mostrando la semplice fotocopia dei documenti di identità. È una comodità notevolissima. Ma per quale motivo l’Osservatorio ha voltato pagina? Le parole d’ordine sono due: inclusione e alibi. Inclusione, e non più esclusione. Inclusione dei tifosi nel sistema. Rewind. Sotto Maroni l’obiettivo è uno solo: svuotare i settori ospiti per riuscire a mandare un giorno allo stadio solo i tesserati, i buoni per definizione. Detronizzato Maroni, l’Osservatorio ha le mani libere per realizzare quello che da tempo avrebbe voluto fare ma che prima non poteva. Anche perché nel frattempo si verificano le condizioni ideali: la promozione a presidente dell’Osservatorio di Roberto Sgalla, finalmente una mente dinamica a capo di un organo affidato in passato a prefetti anzianotti spediti lì a contare quanti giorni mancavano alla pensione, l’irresistibile ascesa a suo vice di una mente illuminata come Roberto Massucci e l’avvento al Viminale della Cancellieri, un ministro che viene dal basso, dalla prefetture di frontiera, che sa come si gestisce un territorio, un tecnico che non vende propaganda come i suoi politici predecessori. L’obiettivo non è più azzerare le curve. Ma dialogare. Includere, non escludere.

E poi c’è l’alibi. Anzi, gli alibi. Quelli che vanno tolti alle società di calcio, che accusano la tessera di avere svuotato gli stadi. Per carità, al Viminale sono consci che una campagna di comunicazione seria sulla tessera del tifoso non è stata fatta. Ma siamo proprio sicuri che se gli stadi sono vuoti è solo colpa della tessera? Certo che no. Prendete Lazio- Milan. All’Olimpico c’erano 30mila spettatori. D’accordo, faceva freddo e si giocava in mezzo alla settimana. Ma 30mila spettatori è una miseria. La tessera qui non c’entra, la colpa è della Lazio, che per i propri tifosi non sta facendo nulla tranne lo stretto indispensabile. Carnet, fan village, a Formello non sanno nemmeno cosa siano. Il problema è che la Roma è un’eccezione. Una splendida eccezione. «Le altre società se ne fregano delle curve», commentavano ieri al Viminale. Dimostrando una miopia olimpionica, i club si accontentano di restare attaccati alla mammella dei diritti tv. E amen se i ricavi da biglietteria sono in flessione. All’Osservatorio la pensano in maniera diametralmente opposta. Con il voucher elettronico e la semi-riapertura dei settori ospiti hanno rispedito la palla alle società. Ora che il futuro delle tifoserie è nelle loro mani, non potranno più accampare scuse.