La penna degli Altri 08/01/2012 10:12

Una grande storia d'amore

Stremati e ormai vicini al chissà se lieto fine, non ci resta che provare a insinuarci nella delicata e allo stesso tempo virile testa del ragazzo. In fondo, è quello che fanno da sempre i grandi attori, i grandi investigatori e i grandi innamorati, immedesimarsi nella testa dell’altro da interpretare, investigare, amare. Pensare strumento passivo nelle mani di un cinico procuratore, è l’oltraggio peggiore. Daniele, c’è da giurarlo, ascolta chi deve ascoltare, ma ascoltando soprattutto se stesso, che già basta e avanza come folla. Tu e la tua à, la tua storia, il tuo orgoglio e il tuo destino, le tue donne e i tuoi tifosi, la tua pelle che forse è anche la tua maglia. Da dove cominciare? Roma, prima ancora della Roma, è lì, non cambia, quella di oggi ma anche quella di sempre, cinica, puttana, sentimentale. Tutto dipende da dove Daniele fermerà il suo profilo, il suo piano d’ascolto, nella roulette di un movimento che sfiora e tocca tutto e il contrario di tutto. Basta poco e cambia la prospettiva. Possono arrivare effluvi orrendi (la à dell’insinuazione facile e del pettegolezzo volgare, la à senza memoria, ammalata di chiacchiera). Se Daniele si ferma lì, è finita. Scapperà. E i tre milioni in più saranno solo un di più. Ma se Daniele si fermerà solo un po’ più in là, là dove è facile capire che questa storia, tra lui che forse lascia i tifosi e i tifosi che temono di essere lasciati, è, travestita ma nemmeno tanto, una gigantesca storia d’amore. (...) Piaccia o no, confessabile o meno, tutto dalla parte dei tifosi, nei confronti di , è bruciante dichiarazione d’amore.

Se la tormentata fluttuazione di Daniele all’interno dei suoi mondi possibili si fermerà qui, a questa visione, non si porrà nemmeno più il problema della scelta. Anche perché i soldi, al di là di un certo confine, diventano un’astrazione, una libido da numero, buona per orridi paperoni senz’anima. Se Daniele si ferma qui, non potrà andare altrove, tantomeno a Manchester, ma nemmeno a Madrid, salvo poi sentire all’infinito, lui sì, può sentirlo, ha le orecchie giuste, la ferita intollerabile di un amore reciso. Pochi calciatori nella storia hanno evocato questo, è uno di loro. Se lo sa, e lo sa, non può fare a meno di saperlo. Lui la Sud la cercherà sempre, anche dove non c’è. Se poi avanza un dubbio residuo non gli resta che immaginare Mancini con la faccia da sceicco, un foulard fighetto annodato al collo e confrontarlo con l’occhio leale e spiritato di Luis Enrique, su cui sovrapporre la grandiosa faccia di James Pallotta, cinema americano puro, Scorsese, De Niro e Coppola.