La penna degli Altri 01/12/2011 09:34

Una partita contro l'ombra di Rossi e contro tutti



Dopo la sconfitta a Udine, gli errori evidenti di formazione, il linciaggio per la super esclusione di Osvaldo e tutto l’armamentario che si fabbrica in radio-bar-tivvù a Roma ogni giorno, viene difficile riuscire a immaginare una partita più difficile per l’allenatore romanista. Ma c’è anche di più: Delio Rossi, il nome e il cognome perfetto di un’ombra, del doppio rovesciato di Luis, l’allenatore che sarebbe potuto essere e non è stato, magari e per fortuna soltanto per un salto carpiato.



Come dire, una partita parallela, contro un futuro non accaduto ma che – cambiando soltanto nome e cognome – potrebbe ancora essere. Un passato che non è passato del tutto, in novanta minuti che visti da qui fanno davvero paura. Se dovesse andare male sono in tanti a dire che Luis Enrique, in un modo o nell’altro, rischia di lasciarci mezza panchina: troppo esposto, troppo criticato, troppo eccentrico, troppo naif, troppe formazioni, troppi dubbi. Troppi troppo. Chi conosce l’allenatore della Roma sa che lui, Luis, sta soltanto pensando a come giocare al meglio questa partita, tatticamente, nelle scelte da fare, nelle varianti da apportare dopo Udine e la tempesta. Lui, Luis, non si fa condizionare. Va diritto. Guarda al sole. Va senza compromessi. Va perché ha in testa e negli occhi dove vuole andare. La forza ce l’ha dentro, trovata, scoperta, costruita, imparata in anni di professionismo, in anni di Real e soprattutto di . Anche al primo anno da culé era atteso al varco: rari i passaggi dal Bernabeu al Nou Camp, molto più frequenti i viaggi inversi.




In quel primo anno in blaugrana Luis Enrique vinse la Coppa delle Coppe. La svolta ci fu in semifinale, anzi nel ritorno della semifinale contro la . All’andata era finito 1-1, al Franchi erano convinti di fare l’impresa. A Firenze – 24 aprile 1997 - il vinse 2-0 e andò in finale a vincere contro il Psg. A Firenze ci pensò Luis che non segnò, ma che semplicemente giocò: all’andata non c’era. Fu lui la differenza. A Firenze Luis Enrique ha giocato anche in
, nel 3-3 famoso per la rovesciata di Bressan (tanto per non richiamare alla mente Osvaldo), era novembre del ’99. Un paio di mesi prima il aveva battuto i viola 4-2 e lui, Luis, segnò la seconda rete. Un gran gol, dopo un’azione personale. L’impressione è che domenica debba riuscire a fare qualcosa del genere. Magari dopo aver smarcato Tassotti.