La penna degli Altri 09/12/2011 09:29

Totti e la Juve, 17 anni di gol


Quarti di finale di Coppa Italia, bisogna recuperare lo 0-3 rimediato all’andata al Delle Alpi, non ci sono Balbo e Fonseca. Il 14 dicembre si gioca il ritorno, Mazzone non può far altro che imbottire il centrocampo e affidarsi in attacco a Giannini e , 18 anni, già decisivo nel turno precedente per la rimonta sul
(0-2 a Marassi, 3-0 all’Olimpico). Giannini su punizione accende l’illusione, Ravanelli su rigore la spegne, ma a fine primo tempo ancora Giannini serve in verticale , che si beve Porrini e Carrera e con un rasoterra batte Peruzzi.



E’ il primo gol segnato dal contro la , avversaria che ritroverà lunedì sera. Allora la rimonta non riuscì, la partita finì 3-1 e ebbe modo di assaggiare la sotto tutti gli aspetti. Nel finale infatti subì un netto fallo in area da Carrera, che non intenerì l’arbitro Boggi. Che fa rima con Moggi, da pochi mesi passato dalla Roma alla , portandosi dietro
Ferrara e Paulo Sousa, che aveva trattato mentre veniva stipendiato da Franco Sensi. Cominciò così la storia di e la . Storia di grande rivalità, e non poteva essere altrimenti, se è vero, come è verissimo, che è la Roma e la è quello che è: il potere, l’arroganza, il mondo in bianco e nero, la restaurazione. E se la Roma oggi è la rivoluzione, è più che mai il suo simbolo, perché il suo assalto al potere è cominciato 17 anni fa. Francesco rivede la un anno dopo, ancora a dicembre, entrando nel finale della partita vinta 2-0 a Torino con il gol di Balbo e l’autorete di Ferrara. Ed è ancora dicembre, ma del 2002, quando torna a segnare contro la . Si aggiusta il pallone sulla testa con un numero da circo, se lo piazza proprio sul sinistro, con cui scaraventa il pallone alle spalle di Buffon.



La rimonta stavolta riesce alla , che dopo il 2-0 di Cassano, farà 2-2 con Del Piero e Nedved. Dicembre, tuttavia, rimane il mese giusto per fare gol ai bianconeri. La rivincita arriva fragorosa, proprio nel giorno dell’ultimo trionfo romanista all’Olimpico. Sì, trionfo, perché il 4-0 con cui i giallorossi sommergono i bianconeri è il record dopo il 5-0 di Testaccio del 15 marzo 1931. Stavolta è l’8 febbraio 2004, di questa partita non se ne fa un film, come accadde a Bernardini e soci, ma come minimo tante magliette. Quelle che immortalano i fotogrammi di che saluta Tudor al momento di uscire dal campo con quattro dita della mano. Zitti, quattro e a casa. La maglietta viene venduta in tutta Italia, diventa un simbolo dell’anti-juventinità, cioè del bene. E era già stato protagonista della partita-simbolo: stagione 1998-99, dopo un’estate di polemiche per le accuse di Zeman ai bianconeri,
Roma- diventa il bene contro il male. E il bene vince grazie a un colpo di genio di Francesco, che batte la punizione con un “cucchiaio” da fermo, pescando Paulo Sergio per il gol dell’1-0.



Tornando all’8 febbraio 2004, invece, in quella notte non solo segna (il 2-0, su rigore), ma è autore di una prestazione maiuscola e di uno dei più belli non-gol della sua carriera (argomento su cui prima o poi bisognerà aprire un lungo capitolo): nel primo tempo stoppa la palla al volo da fuori area e scarica un troppo preciso per poter entrare in porta. E’ la traversa a salvare Buffon, che poi comunque avrà il suo bel da fare a raccogliere palloni in fondo alla rete. Sono passati più di 7 anni, da quel giorno la Roma non ha più battuto la in casa ed è un dato che diventa quasi benaugurante pensando al “monday night” che ci attende. Non è certo quel giorno, comunque, che ha smesso di far male alla (in totale, sono 8 i gol di Francesco ai bianconeri). Le ha segnato anche nel rovinoso 1-4 del 2005-2006, su rigore, rete che avrebbe voluto festeggiare in ben altro modo dato che era la prima dopo la nascita di Cristian.



Per un anno non ha potuto farsi sentire dalla perché la militava nella serie che non le competeva (infatti invece che in B sarebbe dovuta finire in C, dopo Calciopoli), ma appena tornati in Serie A i bianconeri ricevono un bel “benvenuto”. Una doppietta alla quarta giornata, che non serve per vincere perché Cicinho non ha ancora imparato a battere i falli laterali. Da un’inversione della rimessa, infatti, nasce il pareggio. Se comunque non si riesce a battere la in casa, c’è ancora uno sfizio da togliersi. Non tanto vincere a Torino, perché è già capitato e ne è già stato protagonista (fu autore di una prestazione maiuscola nello 0-2 con lo scudetto sul petto firmato da Batistuta e Assunçao), quanto segnare in casa dei bianconeri. Accade nel 2009-2010, quando parte dalla panchina ma viene subito richiamato in campo a causa dell’infortunio di Toni. Segna Del Piero, ogni volta che il numero 10 romanista tocca il pallone piovono fischi, poi cominciano a piovere insulti di qualsiasi tipo. Ma quando viene fischiato un rigore per la Roma, è proprio lui ad andare sul dischetto e a battere Buffon. E lì gli insulti diventano silenzio e il dito si porta davanti alla bocca.



Ancora una volta “zitti e a casa”, anche se a casa già ci stanno, i tifosi bianconeri, ammutoliti definitivamente dopo il 2-1 di Riise al 90’. Ma siccome a loro non basta, l’anno successivo appena si rigioca -Roma gli insulti sono ancora peggiori. Il finale non cambia: dopo il gol di Iaquinta è rigore per la Roma, lo segna e per essere sicuro che capiscano, ancora una volta si porta il dito davanti alla bocca. Zitti e restate a casa. E se proprio dovete venire in casa nostra, lunedì prossimo, attenti: è dicembre e c’è .