La penna degli Altri 22/12/2011 09:17

La Roma di Totti e Luis Enrique non si ferma più

È stata un'autentica lezione di calcio, finita 2-0 solo perché la Roma è una squadra ancora molto giovane e un po' inesperta e perché nel finale si sono un po' tutti a cercare di mandare in gol , che in questo campionato non ha ancora segnato. Ma quello che importa all'allenatore asturiano è che sia tornato il centro di gravità permanente del gioco giallorosso.

Ieri è stato punto di riferimento continuo delle manovre e ha dato il via ad almeno sette chiare occasioni da gol.

La partita della Roma è stata importante anche e soprattutto se paragonata al 2-2 del Milan su questo stesso campo, dieci giorni fa. Segnale che la squadra rossoblù non è un avversario semplice. Ieri, però, è stato triturato da una macchina da calcio che, in alcuni momenti, è stata davvero perfetta.

A Roma si è molto discusso, nei giorni scorsi, di una presunta «italianizzazione» del gioco di Luis Enrique. Una falsità totale, detta da alcuni in malafede. L'allenatore asturiano ha sempre portato avanti il suo discorso di possesso palla, pressing alto, fase offensiva e fase difensiva da fare sempre in undici, intensità del gioco dal primo al novantesimo minuto. La richiesta dell'allenatore al gruppo è altissima: non si vuole fare un calcio «normale», ma un calcio che riporti la gente allo stadio, che susciti entusiasmo, che dia una dimensione europea a una squadra e a una società che sono ripartite da zero. Progetti ambiziosi, che molti hanno preso per presuntuosi, ma chi non punta mai davvero in alto non ci arriverà di sicuro.

In vantaggio dopo 16', con un tiro al volo liftato di Taddei, su cui Gillet non si è coperto di gloria, la Roma ha continuato a macinare gioco per tutto il primo tempo, fino al raddoppio di Osvaldo, al 40', servito al limite dell'area da un break di Lamela. Osvaldo può essere il simbolo della Roma new style: quando è arrivato dall'Espanyol in tantissimi hanno storto la bocca per i 18 milioni spesi dalla Roma tra cartellino e bonus. Lui, con la faccia da Johnny Depp in Pirati dei Caraibi, disse che erano anche pochi. Oggi, 7 gol dopo (e il più bello, in rovesciata contro il Lecce, gli è stato annullato ingiustamente), nessuno può più storcere il naso sull'italo-argentino che, continuando così, può diventare una carta importante per Prandelli ai prossimi Europei.

La Roma non è ancora un prodotto finito. Non è ancora una squadra che può puntare allo scudetto e, forse, nemmeno ai primi tre posti. Ma è un progetto di gioco intrigante, che può solo fare bene al calcio italiano.

Per ritornare alla palla lunga e pedalare c'è sempre tempo. Per vedere un classe '90 come o un '92 come Lamela giocare e fare i protagonisti non è mai tardi.