La penna degli Altri 14/12/2011 09:16

L’alba di Viviani sull’Olimpico

nella finale scudetto. Con cinque anni e una ventina di centimetri in più, Viviani si è ritrovato di fronte lo juventino la notte della sua prima partita in Serie A. Non esattamente quello che si dice un debutto morbido, fra i cinquantamila dell’Olimpico, lo stuolo di telecamere per la diretta in 3D e pure la luna curiosa che si è fatta largo fra le nuvole giusto in tempo per il calcio d’inizio. Viviani non è tipo da tremare, però tutti quegli occhi addosso qualche brivido gliel’hanno strappato. Sarà stato per scacciarli che nell’abbraccio di incoraggiamento prima dell’inizio De Rossi l’ha tenuto stretto qualche secondo in più: andrà tutto bene, ragazzo. 

D’altra parte, se hai passato l’estate a fare da vice all’unico insostituito della Roma qualche motivo dovrà pur esserci, poco male se hai rischiato di dimenticarlo nei tre mesi in cui la prima squadra al massimo l’hai vista dalla finestra della tua stanza al pensionato di Trigoria. L’importante è che la notte che aspettavi da tutta la vita sia finalmente arrivata, se poi ci sono di mezzo la (e relativo centrocampo fra i migliori d’Italia) e un’impresa in risposta alla disfatta di Firenze, tanto meglio. «Sapevamo che sarebbe stata una serata per cuori forti - racconta il papà Mauro, ex calciatore e ora allenatore dei ’97 della Viterbese-, per questo abbiamo preferito non andare allo stadio e vedere la partita a casa. L’altra volta con lo Slovan eravamo troppo emozionati, solo che stavolta era un po’ teso anche Federico, così abbiamo preferito non mettergli addosso ulteriore tensione ». Che la notte attesa da una vita potesse essere finalmente arrivata Viviani l’aveva intuito già alla vigilia, nonostante la nota imperscrutabilità delle formazioni di Luis Enrique: domenica era a vedere gli Allievi, ma il nervosismo era difficile da nascondere. 

Chi era pronto a scommettere sulla sua presenza in campo dal primo minuto con la era il suo ex compagno di regia in Primavera, Alessandro , in una telefonata profetica nella serata di sabato. Federico non ci credeva tanto, nonostante il suo nome fosse finito nelle formazioni dei giornali già da qualche giorno. «Ma io gli avevo detto di pensare solo al Gubbio, l’avversario della Primavera - continua il papà -. Certo, anche viste le assenze la convocazione ci poteva stare, però non volevo che si illudesse».

Anche perché le illusioni prodotte da un’estate da vice rischiano di farsi pagare in termini di motivazioni: non per Viviani, che da quando è stato retrocesso in Primavera è riuscito a dare sempre il massimo anche nelle partite più facili. «Glielo dico sempre: Primavera o prima squadra, lui deve pensare solo a lavorare con lo stesso impegno per migliorarsi, anche perché di giocatori che sono arrivati in A e poi si sono persi ce ne sono tantissimi». Nell’ultimo anno Viviani aveva giocato all’Olimpico già tre volte - due con la Primavera contro la segnando in entrambe le partite e una in Europa League -, ma non aveva mai vinto. Stavolta è stato l’unico a lasciare il campo da vincitore. «Diciamo che siamo soddisfatti con moderazione - dice il papà -. È andata abbastanza bene, nei primi minuti non l’ho visto molto ma credo che oltre che dall’emozione sia dipeso anche dal fatto che era da tanto che non giocava con i compagni». 

Dopo la partita Federico è sgusciato in macchina per raggiungere Grotte di Castro, ma per farsi abbracciare dal papà ha dovuto aspettare la sera: «Lui è arrivato tardi, io sono uscito presto e non ci siamo incontrati. L’avevo sentito per telefono, era contento. Che gli ho detto? Che ancora non ha fatto niente!». Forse non è un caso che l’esordio in A sia arrivato nell’ultimo mese di un 2011 iniziato con i due calci di punizione a Milano che gli hanno cambiato la vita: «Sì, quello è stato un momento importante: di belle partite ne aveva già fatte, ma lì si sono accorti di lui e infatti poco dopo è arrivata l’Under 19. Federico è crescito tantissimo in questi ultimi tre anni, dal punto di vista della testa prima ancora che del fisico. Molto lo ha aiutato Stramaccioni, che è riuscito a mettere un freno alla sua impulsività, l’ha punito quando c’era da punirlo e premiato quando c’era da premiarlo. Adesso è un ragazzo completamente diverso, anche se con i genitori ogni tanto qualche scatto ce l’ha ancora...».

Festeggiamenti privati per il primo esordiente dell’anno, una pizza con i genitori e il fratello maggiore Daniele (centrocampista anche lui, gioca in Promozione nel Fontebelverde), stamattina il rientro a Trigoria dove lo aspettano gli allenamenti. Sabato la Primavera va a Genova per giocarsi l’accesso alla semifinale di Coppa Italia, ma probabilmente dovrà farlo senza il suo capitano, in odore di convocazione per  vista la di . E chissà che anche al San Paolo non possa arrivare un altro abbraccio di , che l’altra sera all’Olimpico l’ha salutato con una battuta: «La cosa migliore che hai fatto è stato quel tiro di sinistro...bello, eh!». La palla era finita in fallo laterale, ma in una notte del genere va bene anche così.