La penna degli Altri 07/11/2011 12:25
Zero titoli

Succede invece che dopo la vittoria Novara, in conferenza stampa, cronisti locali abbiamo posto l'accento sulle voci che avrebbero voluto lo spagnolo dimissionario in caso di sconfitta. O sullo scetticismo imperante attorno alla sua figura. Luoghi comuni. Leggende alimentate da tam tam tedianti. Per cavilli pretestuosamente costituiti per perorare cause perse in partenza. Basate sul dileggio. Su quel male romano che si chiama amabilmente 'cojonella', e che fuori dal Raccordo Anulare viene tradotto e interpretato con paradossale quanto inopportuna serietà al punto che ingenui e modesti cronisti del novarese piuttosto che scendere su dettagli tattici si sono scapicollati nel chiedere conto a Luis Enrique sulle dimissioni presunte o sull'ariaccia che gli tira attorno. Questo passa il convento. Sia chiaro: la Roma ha battuto la squadra forse più scarsa della Serie A. Ha giocato un primo tempo soporifero. Luis Enrique ha sbagliato qualcosa nella formazione iniziale, e in corso d'opera avrebbe dovuto togliere Cassetti, perché tenerlo in campo, nervoso e ammonito, più che un errore è parso un tentativo reiterato di suicidio. Ma la Roma che ha giocato il miglior secondo tempo da quando è iniziata la stagione, si appresta a vivere due settimane serene, potendo recuperare Totti, Pizarro e Kjaer in attesa di ospitare il Lecce. Con una classifica non più deprimente. Ma Luis Enrique a Trigoria non è mai stato messo in discussione. Né da parte della dirigenza. Né da parte dei calciatori. C'è qualche muso lungo, certo. Capita nelle migliori famiglie calcistiche. Ma le voci sugli ammutinamenti, sugli orari degli allenamenti spostati dai calciatori perché il tecnico conta poco nelle decisioni, sono state alimentate da passaparola basati sul nulla. Che si traducono in pensieri malevoli di chi ha un pregiudizio negativo e lavora di fantasia per tramutare le sue speranze in notizie. E così, un semplice anticipo dell'orario di allenamento, perché così imponeva la logistica nel giorno in cui di buon'ora erano previsti i prelievi del sangue, è diventato un voltafaccia dello spogliatoio nei confronti dell'impotente Luis Enrique che aveva inizialmente fissato (per ripicca secondo qualcuno) la seduta al pomeriggio.
Criticare Luis Enrique è lecito. Ha sbagliato anche lui da inizio stagione. Non è immune da responsabilità. Anzi. Chi lo difende a prescindere, commette lo stesso errore di chi parte dal presupposto che qualsiasi cosa accada in negativo "la colpa è dello spagnolo". Ma un conto è criticare l'impiego di Perrotta a destra o di Lamela in prima linea. Altra cosa è inventare di sana pianta. Alimentare il nulla. Che però, come le peggiori leggende metropolitane, diventa materia di discussione per (fortunatamente pochi) distratti. E così cronisti di Novara chiedono come ci si muove in mezzo allo scetticismo dilagante. "A saperlo", potrebbe rispondere Luis Enrique. Che semmai dovesse fare i conti con lo scetticismo, si confronterebbe soltanto con una piccola parte della piazza (da ricercare comunque lontano da Trigoria). Perché Luis Enrique sente la fiducia dell'ambiente. Era così dopo la sconfitta nel derby, dopo quella col Milan. Ed è così dopo la vittoria di Novara. Ma ha mostrato una bella Roma. Finalmente produttiva. Perché il Meggiorini di turno anche stavolta ha avuto le sue palle gol per far male ai giallorossi. Ma di contro la Roma ha proposto un numero di azioni pericolose mai riscontrato in passato. E allora vale la pena rischiare due se poi si produce quattro. Il problema era quando la mole di fatica prodotta non portava pericoli alle porte degli avversari, cui bastavano un paio di accelerazioni per smontare la fase difensiva della Roma. Novara per ripartire. Da un secondo tempo che va incorniciato. Durante il quale Luis Enrique ha apportato modifiche tattiche interessanti. Che non ha potuto spiegare in conferenza stampa. Volete mettere? Meglio parlare della sua scucchia o di come avrebbe passato le festività natalizie in caso di dimissioni se si fosse perso contro Morimoto e compagni. Che barba. Che noia.
Augusto Ciardi - Tele Radio Stereo 92.7