La penna degli Altri 29/11/2011 10:54
Venditti: «Amore ed unità per noi»
Perché Unica è anche il titolo del suo nuovo album, che dopo le anteprime su iTunes, esce giusto oggi, 29 novembre, a quattro anni dallultimo, Dalla pelle al cuore. E in fibrillazione, il cantautore romano, comè normale che sia alla vigilia di un evento importante. E luscita di tanti nuovi pezzi (nove, che diventano dieci con il videoclip de La ragazza del lunedì, ndr) lo è certamente. Ma non per questo rinuncia a parlare dellaltro suo amore. Quella Roma che per un tifoso come lui è altrettanto Unica. «Proprio come il mio disco» sottolinea al telefono, sorridendo.
E allora, parliamo di Roma e, tanto per stare sulla notizia, partiamo da Osvaldo e Lamela. Di storie come queste, nelle squadre di calcio, se ne sono sempre avute. Non è la prima e non sarà lultima. E che nella Roma ci sia trasparenza da questo punto di vista, mi sembra un fatto positivo. A patto, però, che tutto questo non vada a danno proprio della Roma.
Danno e amore - come canti anche nel tuo pezzo - che spesso viaggiano insieme. Da romanista, spero davvero che questa vicenda di Osvaldo messo fuori squadra, sia pure solo per una partita, possa risolversi in altra maniera. Perché la punizione, a conti fatti, va a colpire soprattutto la Roma.
La società ritiene però che sia un modo per mandare un segnale, in materia di comportamenti, a tutta la squadra. Questo posso capirlo. Ma parliamo di una cosa che in tutte le società viene calcolata in modo da non arrecare danno alla squadra. E, in questo caso, vai a mettere fuori proprio lattaccante più in forma e più forte che hai. Preferirei allora una multa più salata. Perché, a meno che a Udine non sia successa lira di Dio, credo che ci sia modo e modo per punire un giocatore. E siccome tutti i calciatori hanno interesse e attaccamento alla maglia, sia pure a volte in modo sbagliato, da una parte dico che va assolutamente condannato il gesto di Osvaldo, ma dallaltra che non va condannato oltremisura e in maniera autolesionistica per la Roma. Anche perché i giocatori conoscono soltanto un tipo di punizione corporale, ovvero togliergli i soldi. E allora, togliamogli quelli, ma non la passione e la voglia di giocare.
Veniamo a Luis Enrique e alle critiche che gli vengono mosse. Mi sembrano ingenerose. Io continuo ad avere fiducia. In lui, nella squadra e nel progetto. Ci vuole unità dintenti, se tutto il mondo Roma è unito può fare grandi cose e andare lontano. Credo sia questa la cosa più importante e se serve per unirsi ancora di più, allora va bene pure questo caso Osvaldo-Lamela. Quanto al tecnico, al punto in cui siamo, credo che ormai sappia, tecnica-mente, quali sono i giocatori sui quali può contare o comunque fare più affidamento. Anche se ci sono ancora cose sorprendenti, almeno per noi che sappiamo di calcio, ma forse non quanto lui. Noi che conosciamo però bene la Roma e gli equilibri che da sempre ne regolano certi meccanismi. E se mi chiedi se avrei messo la squadra in campo nello stesso modo, onestamente ti dico di no. Anche se capisco che lui possa avere le sue ragioni, vedendo i giocatori tutti i giorni. Un esempio evidente è però José Angel. Pur non volendo condannare il giocatore, a Udine, dopo otto minuti, anche Luis Enrique doveva capire che non poteva lasciarlo in campo. Troppo timido, a mio parere. Al punto di sbilanciare la squadra, con la conseguenza che i due esterni non si sono mai mossi. Né lui, né Taddei. E allora, perché non rimettere Rodrigo a sinistra e Perrotta a destra? Ce lha insegnato lui! Siamo quasi costretti a dire: Luis, continua in quel tuo discorso. Su quella stessa strada che hai intrapreso. Non ti fermare!. E invece, anche lui mi è apparso quasi intimorito, impaurito. Con il risultato che gli esterni, che sono alla base del suo gioco, non hanno fatto quello che avrebbero dovuto. Come dire che è stato inutile, allora, fare quel gioco. E come se lui non avesse fiducia in se stesso o nei giocatori. Taddei aveva fatto una partita da 8 a sinistra. E allora, se hai trovato una certezza, non tornare indietro: mettilo lì. E lo stesso dicasi per altri.
Ti riferisci anche a Lamela, schierato di punta anziché trequartista? Proprio così. A volte, mi sembra che si incarti da solo. Deve invece capire che i tifosi della Roma stanno con lui, non contro di lui. E siccome abbiamo capito tutti che cè un cambiamento radicale, anche condiviso, allora che continui nella sua proposta di gioco. Non sia conservatore. Perché sennò, alla fine, perde.
Si è detto più volte che, almeno per questanno, lobiettivo è costruire, e che nessuno pensi che si possa già vincere lo scudetto. Nel tuo disco si respira grande ottimismo, che tu trai da una rinnovata voglia che avverti in giro, soprattutto tra i giovani, di lottare per cambiare le cose che non vanno. E così. E infatti, anche nella Roma, a me non piace che non si pensi allo scudetto. Perché i valori tecnici della squadra ci sono tutti. Però, dico, caro Luis Enrique, dai anche tu una stabilità alla squadra! Hai deciso di fare un gioco coraggioso, continua ad essere coraggioso! E non un giorno sì e un giorno no. Se lo fai per stupire, sappi che non va bene. Anche per la tua salute mentale. Ne guadagneremmo tutti. E ne guadagnerebbe soprattutto la Roma. Perché è UNICA, come sempre