La penna degli Altri 07/11/2011 09:00
Questa Roma bella m'appare

Avanti indietro, sotto e sopra, per rompere o per ricamare, Fernando Gago è stato chiaramente il migliore in campo a Novara. Miralem Pjanic, cioè il giuocatore di calcio, con la u che va pronunciata anche un po facendo il finto snob. Se lo merita.
Ha distacco aristocratico e sguardo da scugnizzo. Miralem Pjanic è un sopravvissuto degli Anni 80, non è atleta di questo tempo senza cura, ma figlio di unepoca di maestri dartigianato e di sogno per lo scarpino di cuoio coi tacchetti di gomma: somiglia a Platini come calcia, tira le punizioni come il Pernambucano, lui che è mezzo bosniaco, un quarto lussemburghese, il restante francese ma già totalmente giuocatore di questa Roma dellavvenire. Il futuro è un assist, il suo. Un inno accennato al cielo, una palombella al divenire, un tartufo sul sintetico, un "vai godi e segna figlio mio", tempo a venire. E un insegnamento del padre. Amen e così sia e così sarà. Miralem Pjanic è stato sicuramente il migliore in campo. Erik Lamela è stato invece Erik Lamela. Lamela è più di tutti gli altri il giocatore che ha lasciato intravedere il giocatore che sarà: Kakà. Meglio di Kakà. Lamela non merita troppe righe, per quanto è speciale, per quanto tutti lhanno già intuito, per quanto sia scontato che non sarà scontata la sua storia, ma un ghirigori impresso a fuoco e oro nella nostra di storia. Comunque. Erik Lamela è stato chiaramente il migliore in campo. Bojan Krkic Perez: il lampo che ha annunciato lavvento. Bojan Krkic è stato luce a Novara di Novembre, che è un po come riuscire ad illuminare col fiammifero la Fossa delle Marianne o sopravvivere a un dramma di Giacosa. Bojan è stato il gesto, lattimo che rinnega lazione, una lezione di Carmelo Bene, la negazione delle cazzate dette su di lui e sulla Roma: «Non tira in porta», «è acerbo», «e chissà perché il Barça...». Chissà perché? Bo. Bojan è tre tiri in porta con tre palle giocate, Bojan è tre gol e già un gol più di Vucinic che pure per il mondo è luomo migliore della Juventus capolista e restaurata, Bojan probabilmente è il migliore acquisto della Roma e sicuramente a Novara è stato il migliore in campo. Come Pablo Daniel Osvaldo. Eh no. Stop. Di Pablo Daniel Osvaldo non si tratta di ricordare quel colpo di testa da cacciavite a stella, non il quinto gol, né i pochi soldi spesi appena 18 milioni di euro per averlo, ma quel segno sotto locchio visto meglio a fine partita e le sue parole a fine partita: «Io sono più maturo, noi siamo grandi». Io, noi: che cosè un pronome? Si chiederebbe Shakespeare (daltronde in questa storia immaginata da Baldini centra il teatro) «Io, noi» è un atteggiamento, un modo di fare gruppo, un comportamento. Un occhio nero senza gomitata come risposta. Pablo Daniel Osvaldo
è stato chiaramente il migliore in campo a Novara per questo. Per questo che fa di questa Roma una squadra unica: due espulsioni dallinizio della stagione, ma entrambe per falli di gioco, una (quella di Angel) che non cera, la seconda (quella di Kjaer) che non cera. Diciotto ammonizioni, con quindici squadre in serie A che hanno fatto peggio. Anche per questo a Novara sè respirato futuro: le piazzate, le gomitate, le sfuriate, cioè le stronzate che non servono a niente quando si gioca a pallone (e raramente nella vita) sono il nostro recentissimo passato che visto da qui sembra trapassato. Bello che lo sbarco nello spazio sia partito da un posto che si chiama "Silvio Piola". Il nostro Jurassic Park per questa squadra "bambina". Col Fanciullino dentro e un hombre vertical in panchina.
Impressioni di novembre e di un allenatore che questestate in ritiro disse a tutti: «Ragazzi non voglio reazioni e isterie in campo, noi siamo la Roma, dobbiamo stare tutti uniti» e lo fece unendo le due mani in una. Per «ununica Roma». Luis Enrique è lautore della storia di questi sei personaggi. Il cortocircuito del relativismo di Pirandello, non è "così è se vi pare", ma è così punto e basta: Taddei terzino, Cassetti centrale. De Rossi dove e come e quando gli pare. In attesa del ritorno del demiurgo: Francesco Totti. Eh sì diranno, anzi no, lo stanno già dicendo, sentitelo il brusio: «Sarà un problema, dove lo farà giocare con Lamela così? Con un Bojan così? Con un Osvaldo così? Con un Pjanic così?...». Con una Roma così da "6 unica" gli basterà indossare quella maglietta che è sua per definizione e per fare a "quelli" un altro 5-1. E queste non sono solo impressioni di Novembre, ma certezze della primavera che verrà.