La penna degli Altri 25/11/2011 12:10

Quello striscione che vale lo scudetto

QUEL MERAVIGLIOSO STRISCIONE -Il “Mai schiavi del risultato” esposto domenica notte dalla Sud è il primo grande risultato che la nuova Roma degli americani, di Baldini ed Enrique, di e , porta a casa. Vale un primo scudetto. Anche perché a concepire prima e a stendere poi quello striscione non è un’elitè d’intellettuali del calcio, ma la pancia del più passionale tifo del mondo. Gente che ha goduto la Roma di Liedholm, di Eriksson, di Zeman e di Spalletti, ma non aveva mai tradotto quel godimento in un concetto esistenziale. Da domenica sera, da quello striscione, la parola “rivoluzione” a Trigoria comincia ad avere un senso.

LA VITA E’ ADESSO - Sempre detto, Claudio Baglioni un poeta vero, messo in ombra dalla casta dei nostri pensosi e schierati cantautori. Tu Roma sei in marcia per la terra promessa, un viaggio eccitante, è vero, ma se nel corso del cammino ti rendi conto che la felicità è qui, subito, a portata di mano, fuori dalle mappe disegnate a tavolino, perché non coglierla? Metti in fila i diciotto nomi fondamentali di questa Roma, chi può dire di aver di meglio? Milan a parte, squadra però vecchia e dagli acciacchi incombenti. A Trigoria, su questo tema, la consegna è il silenzio. Scaramanzia o strategia? Forse entrambe le cose. Il rischio è di dare ragione a chi dice che, con un allenatore più pragmatico, questa Roma avrebbe almeno cinque punti in più. Enrique è un uomo intelligente, dimostri a se stesso come l’intelligenza possa coniugare idea e prassi. La terra promessa non sarebbe compromessa, anzi. L’”incidente”, lo scudetto subito, significherebbe un’accelerazione orgiastica del viaggio. Prendi l’attimo. L’aveva detto Orazio prima di Baglioni.