La penna degli Altri 25/11/2011 09:47
Pjanic: "Vorrei segnare ancora"
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Quello di Pjanic è fatto di piccole grandi cose. È fatto di Josefa, la fidanzata francese che molto presto lo raggiungerà a Roma. È fatto della sua nuova casa al Torrino, dove alloggia buona parte della squadra. È fatto di pizza, per la quale dicono che straveda. Tra le sue piccole grandi cose cè anche la sua Roma. Qui, ormai, si sente a suo agio. Ha avvertito subito la stima di Luis Enrique, gli fa piacere sapere di essere diventato una specie di supereroe per i tifosi giallorossi, non trova un motivo che sia uno per rimpiangere una scelta che, inizialmente, aveva dovuto subire. Lo disse lui stesso, furono le sue prime parole da romanista: «Sono rimasto un po deluso perché non volevo lasciare il Lione». Salvo aggiungere subito dopo: «Ma ora sono contento». Era unaggiunta di facciata, chiaramente, che non bastava a mascherare la delusione. Miralem si è però ricreduto quasi subito. Non è facile a 21 anni catapultarsi in un campionato così difficile come quello italiano, senza peraltro svolgere la preparazione assieme ai compagni. Eppure, quando Pjanic è sceso in campo pareva già un senatore.
Cè un paragone un po irriverente verso la nostra Storia. È quello con Falcao. Ruoli diversi, ma soprattutto un pedigree che Pjanic deve ancora dimostrare di possedere. Però, cè qualcosa che li rende simili. Si chiama classe. Ogni volta che Miralem tocca palla, è una carezza. Addomestica il pallone con quella naturalezza tipica solo dei fuoriclasse. Dei Falcao. E del Divino ha anche unaltra cosa. La più importante. La visione di gioco. A Novara manda in rete Bojan con un tocco sotto quasi più fico del successivo gol dello spagnolo. E ora a segnare ci ha preso gusto anche lui. Da trequartista sarebbe ancora più facile, certo. Ma a Pjanic cambia poco. Per i campioni non esiste la parola difficile