La penna degli Altri 21/11/2011 12:51
Luis Enrique non citerà mai Bertoldo di Andechs
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E se le conferenze stampa di Roberto Mancini sono caratterizzate da eclatanti richieste di interventi sul mercato per rafforzare le sue 'povere' squadre e per sentire cose interessanti da Antonio Conte si deve sperare che non sia afono, le conferenze stampa di Walter Mazzarri sono autoreferenziali quando le cose vanno bene e di autodifesa (a discapito degli arbitri o della mentalità piccola della piazza dove lavora) quando la sua squadra (non lui, la sua squadra) perde. Luis Enrique è un patrimonio anomalo. Luis Enrique parla volentieri di calcio in modo direttamente proporzionale alla sua dedizione al lavoro quotidiano. Parla come lavora. Tanto. Ma non tutti se ne sono accorti. Non se ne sono accorti a Novara, quando i cronisti locali pensavano impunemente di trovarsi di fronte un tecnico sull'orlo delle dimissioni. Non tutti se ne sono accorti a Roma, dove sarebbe forse ora di capire che tipo di personaggio sia arrivato. Uno che non offre titoli sugli arbitri o attacchi ai colleghi. Ma che è un piacere ascoltare. Quando gli si chiede di calcio. Di campo. A Roma quest'anno si gioca in modo diverso. Non è dato sapere se alla fine della giostra la Roma avrà aggiunto scaffali alla bacheca o se fra dieci anni si parlerà dell'impraticabile utopia dell'avventato spagnolo.
Di sicuro oggi dall'altra parte del tavolo, in conferenza stampa, siede un allenatore che potrebbe dare le sue risposte alle decine di domande che sorgono spontanee nonché curiose mentre si osservano le partite della Roma. La posizione degli esterni, la fase difensiva svolta nella metà campo avversaria. Le posizioni e le interpretazioni dei ruoli del volante davanti alla difesa e degli intermedi. De Rossi e Gago che scambiano la posizione. Cosa cambia per gli attaccanti quando a fungere da trequartista c'è Totti, Lamela o Pjanic. E altre ancora. Luis Enrique spiegherebbe il suo calcio anche a parole, in attesa che il campo parli definitivamente per lui. Ma troppo spesso si perde di vista l'obiettivo. La conferenza stampa può diventare, per chi dovrebbe pensare solo a mediare tra il protagonista dello sport e il fruitore di notizie, un ipotetico mezzo per dare fiato al proprio ego. Con forte rischio di fare una figuraccia. E di sottovalutare un piccolo patrimonio. Che parla di calcio. E non proclamerà mai, ad esempio, che venerdì i suoi impavidi gladiatori faranno vedere agli eredi del friulano Patriarca Bertoldo di Andechs chi sono i romani. Non soltanto perché di romani nella Roma ce ne sono veramente pochi.