La penna degli Altri 26/11/2011 10:35
L'Udinese riparte. Batte la Roma e torna in testa
Con il suo Totò delle meraviglie, lanciato verso il terzo titolo italiano consecutivo di capocannoniere, l'Udinese annichilisce una Roma ricca di presunzione e povera di idee, gioco, equilibrio, pericolosità. Se il suo allenatore, giunto alla quattordicesima formazione diversa e alla sesta sconfitta, si chiamasse Luigi Errico oggi sarebbe fortemente discusso. Ma siccome qui in Italia siamo ammaliati dalle suggestioni spagnole e più specificamente dal meraviglioso palleggio a tutto campo del Barça e dalla vocazione offensiva del Real, probabilmente il giovane tecnico arriverà a schierare anche trentotto formazioni in trentotto gare... Vedremo con quale profitto: qui la sua squadra non è mai stata pericolosa, il modulo scelto e corretto tardi ha destato molte perplessità e l'unico tiro in porta lo ha scoccato De Rossi, al 2' della ripresa. Parata non agevole di Handanovic.
Bravura L'Udinese ha prodotto diverse situazioni di potenziale pericolo sprecate all'ultimo tocco, raccogliendo i frutti della sua costante superiorità solo nella parte conclusiva del match e con l'aiuto della... malasorte che ha impedito a Kjaer, probabile vittima di uno stiramento, di contrastare Di Natale scattato sul lancio in verticale di Pinzi. Certo, poi va annotata ancora una volta la straordinaria bravura di Totò nell'addomesticare la sfera e depositarla in rete tra palo e portiere.
Superiorità Il successo dei friulani, limpido, affonda le radici in un primo tempo dominato anche se privo di lavoro per Stekelenburg. La faina Guidolin, rinunciando in partenza a Floro Flores, si è creato una superiorità numerica in mezzo al campo grazie ai rientri costanti di Abdi, piazzato alle spalle di Di Natale. Per ristabilire la parità, Luis Enrique avrebbe dovuto ordinare al trequartista Pjanic, costantemente tagliato fuori agli avversari, di arretrare sulla linea degli altri centrocampisti, a dar man forte. Ma l'ordine non è arrivato.
Rischi L'allenatore spagnolo ha aspettato, invano e rischiando molto, di potersi giocare le azioni d'attacco tre contro tre: Pjanic-Lamela-Osvaldo, che aggrediscono in velocità il terzetto arretrato di Guidolin dopo un rapido recupero palla a centrocampo. Però questa situazione non si è mai verificata in quanto l'Udinese si è mossa con rapidità e tempismo anche in fase di ripiegamento laddove il passo dei giallorossi è rimasto assai compassato.
Quel Pjanic Se la Roma è riuscita ad arrivare indenne al riposo, sfiorando anzi il vantaggio al 46' con una percussione di Pjanic sprecata da un tiro largo (era un'ottima occasione), lo si deve ai seguenti fattori: a) la tenuta della coppia centrale, molto puntuale specie in Juan; b) alcune insolite incertezze di Di Natale al momento di concretizzare; 3) gli errori nel passaggio finale o nella scelta della soluzione commessi da in particolare da Abdi; i sei fuorigioco in cui è caduta l'Udinese a causa soprattutto dei ritardati appoggi dei giocatori esterni, più Armero di Basta, anche se entrambi hanno svolto un lavoro straordinario per quantità. Il guizzo Il primo quarto d'ora della ripresa, dove Osvaldo si è esibito in un numero personale concluso di poco alto, ha illuso la Roma e mentre dalla panchina entrava la terza punta, Bojan, al posto del centrocampista Gago, che aveva lottato e tenuto botta, l'Udinese riprendeva il comando delle operazioni, sfruttando di più le fasce, dove i laterali giallorossi non sono mai riusciti a uscire dal guscio. Finché Di Natale, a 10' dalla fine, trovava il guizzo da campione. Lì Luis Enrique giocava la carta Perrotta ma senza risultati. Facile per i bianconeri reggere e ripartire, sino alla straripante fuga di Armero che poi conservava la lucidità per l'assist a Isla. Qui si può continuare a sognare.