La penna degli Altri 03/11/2011 10:56
Lo psicologo: "Ma i calciatori non devono agire per rivincita"
Partendo dallo stimolo che può dare o meno lavere sempre a portata di sguardo la frase di un avversario che prende in giro il gruppo: «Stimolare così una squadra? No, non sono daccordo. Un calciatore non ha bisogno di slogan per dare il meglio. Semmai va convinto dellimportanza di fare al meglio il proprio lavoro insistendo sulla presa di coscienza di questo. Sullapplicazione e il sacrificio che ci vogliono giorno dopo giorno per sé e per la propria squadra. Attraverso valori di sportività e agonismo» .
MESSAGGIO - Il problema, secondo il dottor Raso, è che attraverso un messaggio del genere, si possa andare a toccare delle corde sbagliate: «Sì, perché si svilisce il ruolo del calciatore stesso, che non deve mai agire per rivincita. Si tratta di forme di suggestione, sbagliate a prescindere» . Il discorso ovviamente si allarga e comprende anche il linguaggio del calcio in generale, altra nota dolente. «Secondo me andrebbero abbassati i toni - dice ancora il dotto Raso - il linguaggio del pallone sta un po scadendo, sempre alla ricerca del risultato tramite lannientamento dellavversario attraverso qualsiasi mezzo. E così non si lavora bene, non è questa la strada. Il calciatore, come qualsiasi altro lavoratore, va portato allapplicazione e allimpegno. Puntando sì sul gioco di squadra, ma anche sul rispetto dellavversario. Altrimenti il rischio è quello di un carico eccessivo di tensione che può sfociare in alcuni comportamenti aggressivi durante la prestazione sportiva» .