La penna degli Altri 07/11/2011 09:24

Balli e scherzi: la squadra fa festa così



Subito dopo le parole alla squadra, per Luis Enrique è stato tempo di interviste. Per tanti giocatori, fatta la doccia, il programma è stato lo stesso. La voglia di parlare c’era così come c’era la voglia di vincere per vivere queste due settimane di sosta nel modo migliore possibile. Non si staccherà quasi mai da Trigoria, ovviamente, Luis Enrique. Il suo programma è sempre lo stesso: arrivare presto, andare via tardi. Con la presenza, discreta ma costante, dei dirigenti. A Novara , partito venerdì con la squadra, ha seguito il riscaldamento a dieci metri dai giocatori, fermandosi a parlare fitto fitto per una decina di minuti con Rosi (e chissà che non sia servito...) mentre Baldini è arrivato in Piemonte direttamente il giorno della partita. Loro in Luis Enrique non hanno mai perso la fiducia, il dialogo è costante e bastava vederli subito dopo la partita lanciarsi uno sguardo che valeva - ma davvero - più di mille parole. I piccoli grandi gesti, d’altronde, sono forse la vera rivoluzione di questa Roma. Più di tanti proclami. E allora eccoli, in successione, i più belli che arrivano dal Silvio Piola: la stretta di mano - energica - e occhi negli occhi tra Luis Enrique e quando il bosniaco ha lasciato il posto a Perrotta, l’abbraccio tra lo stesso allenatore e Osvaldo mentre l’argentino era impegnato a Sky e gli scherzi a Bojan quando veniva intervistato come migliore in campo (i compagni battevano dietro al tabellone degli sponsor per farlo distrarre). E poi ancora i tanti abbracci a Stekelenburg, i "cinque" a Rosi, le pacche sulle spalle di Burdisso a Lamela: Nicolas si comporta con Erik come un fratello maggiore, spesso lo riporta a casa dopo l’allenamento, lo consiglia praticamente ogni giorno. Così come
Heinze. L’ultima cartolina da Novara porta la sua firma: quando Osvaldo segna il raddoppio lui quasi entra in campo per festeggiare. E poi, negli ultimi minuti, si mette a dare indicazioni a tutti neanche fosse Luis Enrique. Quando Rocchi fischia la fine è quasi più stremato dei compagni. Che se lo abbracciano uno per uno.