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La penna degli Altri 01/11/2011 09:13

Agostino per sempre

Ricordo una comune vacanza a San Marco di Castellabate, il paese del Cilento dove abitavano i genitori di Marisa, la sua dolcissima compagna. Come un regista impegnato per una scenegguatura da Oscar, Ago aveva studiato nei minimi particolari una recita da film horror, coinvolgendo nel progetto anche un magistrato, un avvocato, un altro giornalista. Progammata una gita notturna ai ruderi del maniero di Castellabate, già circondato da lugubri leggende, la comitiva trovò, presso le mora diroccate, bianchi lenzuoli con tanto di luce inquietante, trascinamenti di catene, suoni sinistri. Ne venne fuori, tra urla e invocazioni di aiuto, una fuga epocale. Mentre tutti noi, abbandonati i travestimenti, andavamo a festeggiare con Agostino e gli altri membri della combriccola. Troppo limpido nei suoi comportamenti, troppo onesto per cercare, a fine carriera, scorciatoie fin tropo comode per essere anche moralmente inattacabili. Al grande capitano personaggi politici e finti amici avrebbero riservato tutta una serie di promesse eluse, di comportamenti troppo ambigui per chi coltivava un ideologico rifiuto verso il compromesso di qualsiasi tipo. La sua carriera spesa a onorare la maglia giallorossa: l’aveva lasciata per un breve interludio a Vicenza, in giovanissima età, avrebbe dato l’addio ai prediletti colori soltanto nella fase declinante della sua lunga milizia, approdando per altro in una società prestigiosa come il Milan, 237 i suoi gettoni di presenza con i lupetti. storico del secondo scudetto, quello conquistato sotto la guida di Nils Liedholm, un autentico trionfo, anche se la maledetta notte dei rigori gli avrebbe vietato, l’anno successivo, l’alloro della Coppa dei Campioni. A quei tempi, manifestazione ben più prestigiosa rispetto alla fin troppo affollata dei giorni nostri.

Ma sullo scudetto Diba avrebbe lasciato un’impronta significativa, lo stratega svedese era riuscito ancora una volta a prendere in giro tutti proponendo il capitano come libero. Quel ruolo, in realtà, era prerogativa assoluta di Vierchowod il russo, uno dei difensori più veloci di tutti i tempi, Agostino assicurava supremazia nel settore nevralgico, il centrocampo. Forse superfluo rievocare la figura del giocatore: eleganza, testa alta, lucidità nella regia e soprattutto quella autentica folgore scatenata dal suo piede , a incenerire portieri di vertice. Gli anni passano, la nostalgia non conosce cali di intensità.