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La penna degli Altri 09/10/2011 11:43

Pirlo: "Lazio-Roma che spettacolo"

È giocatore unico, perché impossibile da clonare: per tecnica e tiro, soprattutto per posizione. Sa sempre che cosa fare in campo per sé e per i compagni. E come studiare gli avversari. A cominciare dalla Lazio. Per quale motivo bisogna dar fiducia alla squadra di Reja? «Perché affidabile e solida. Non è improvvisata ma costruita nel tempo. Ogni anno è stato inserito qualche elemento per crescere e migliorare. Klose, nell’ultimo mercato, è stato proprio un grande acquisto». E la Roma? Come giudica le idee di Luis Enrique? «Sono curioso: per questo ho già seguito diverse gare dei giallorossi. E’ un percorso intrigante, ma ci vuole tempo. Il lavoro di Luis Enrique si vedrà più avanti e non si può giudicare in cinque partite. Ma già mi piace. Rischiano molto, lo so. Per questo contano gli allenamenti e la partecipazione di tutti durante la partita quando c’è da difendere o da pressare».

Di registi in Itala se ne vedono sempre meno. Come mai? «È il momento. Proprio nel derby ce ne sono due di grande livello come e Ledesma. Anche D’Agostino è bravo e lo stesso Cigarini sta facendo molto bene. Qualche giovane sta venendo fuori, ma tanti allenatori cercano altro. La fisicità conta, come la rapidità. Ma non è tutto». Nato trequartista, i suoi successi sono arrivati quando si è sistemato davanti alla difesa: complicata la trasformazione? «No. Ci ho messo poco e nemmeno ho trovato tante difficoltà. Da piccolo ero portato a venire un po’ indietro a prendere il pallone. Insomma mi sono subito trovato a mio agio».

Partendo da questa sua ultima considerazione, chiamiamo in ballo due titolari delle formazioni romane, Hernanes e . Cominciamo con il brasiliano della Lazio: crede che possa copiare il suo percorso, cioè abbassarsi e non restare sempre e comunque dietro le punte? «Hernanes un po’ mi somiglia, almeno mi ricorda la fase iniziale della mia carriera. Lui è un trequartista atipico. Perché se vuole, come fa con la sua nazionale, può stare anche più dietro. Sa fare il regista. Ma non è bravo solo nel palleggio e negli assist, ha pure un gran bel tiro». Passiamo al capitano della Roma che conosce ancora meglio, avendo condiviso con lui l’avventura mondiale in Germania. Adesso sta più dietro: trequartista e a volte regista. Come lo vede, a 35 anni, in un ruolo che lo porta a spendere più energie e a concludere meno in porta? «Francesco ha fatto negli ultimi anni il centravanti, ma in precedenza ha giocato a lungo anche dietro le punte. È successo anche in azzurro e non si è certo dimenticato. Lui sa come aiutare la squadra, avendo personalità e tecnica. E non dà punti di riferimento: se ha libertà è sempre decisivo. I suoi tiri poi non mancano mai».

Crede che possa chiudere addirittura da regista? «Non avrebbe problemi. Arretrarlo troppo, però, potrebbe davvero allontanarlo esageratamente dalla porta. Uno che calcia come lui è sempre meglio averlo nella zona calda». Stiamo parlando con uno specialista nei calci piazzati, come lo sono proprio Hernanes e . Quanto tempo bisogna dedicare all’addestramento per risultare decisivi? «Io ogni giorno mi fermo in campo per esercitarmi. Mi piace farlo. È un consiglio che do a tutti i tiratori scelti».

Molti allenatori non sono così intransigenti. Perché? «Non lo so. Spero che i giovani capiscano l’importanza di punizioni e palle inattive che spesso sbloccano l’equilibrio di una gara. Addestrarsi fa bene: si acquistano sensibilità e precisione». Il suo amico spesso fa il difensore. Come lo vede in quel posizione? «È davvero il terzo centrale della Roma. Mi sembra forte anche lì dietro. Copre, chiude e imposta. Meglio di così».