La penna degli Altri 31/10/2011 11:23

La difesa che non c'è



Roma senza difesa per (clamorosi) errori dei singoli ma, fatalmente, anche per errori di squadra: insomma, un rendimento da incubo per colpa dei giocatori ma anche di chi li allena. Luis è tipo che cura soprattutto la fase offensiva, si sa, ma non è vero che si disinteressa di ciò che avviene quando la palla ce l’hanno gli avversari. Anzi. «Dobbiamo attaccare e difendere in undici», il suo diktat: la Roma attuale attacca in massa ma, forse proprio per questo, si difende con pochi uomini e male, e con scarsa organizzazione.

I gol subiti su azione da calcio d’angolo (a Bratislava contro lo Slovan, contro l’Atalanta, a Genova e due volte contro il Milan) chiamano fortemente in causa i singoli, alcuni dei quali in quelle circostanze semplicemente disastrosi, ma se una squadra subisce così tanto le palle inattive la responsabilità è anche dell’allenatore che, probabilmente, non addestra a sufficienza i suoi uomini su quelle situazioni di gioco. Complessivamente, la Roma non ha mai beccato un gol da fuori area, e questo è un dato che va interpretato. Così come va rilevato che la squadra di Luis ha subìto cinque reti su colpi di testa: l’altra sera contro il Milan, tre gol su tre dei rossoneri sono arrivati da gioco aereo. Tante; troppe, in una sola partita.



Luis, che ha cambiato undici volte su undici la formazione della Roma, in difesa solo in due circostanze ha replicato uno schieramento già sperimentato: con l’Atalanta ha messo in campo gli stessi difensori impiegati contro il Cagliari (Rosi-Burdisso-Heinze-Josè Angel) e contro il Milan ha schierato la linea arretrata già vista contro il Palermo (Cassetti-Burdisso-Juan-Josè Angel). Di fatto, non esiste una linea base, anche se Burdisso, nove presenze su nove (due non da titolare) in campionato e Josè Angel, 8 (una saltata per ), vanno considerati titolari.



Quando Luis parla di «mancanza di cattiveria nel dominare l’area», si riferisce - probabilmente - al dato relativo ai tredici-gol-tredici che la Roma ha incassato dentro i propri sedici metri, dove si dovrebbe lottare con i denti su ogni pallone: la Roma, basta (ri)vedere le partite, questo ancora non lo fa. L’immagine simbolo di questa lacuna è Nesta che, partendo dalla propria area, va a saltare indisturbato sul corner calciato da Robinho. Ma come non ripensare al colpo di testa in solitudine di Merkel a Genova, prima della spizzata fatale di ?

Fino alla partita contro il , i giallorossi non avevano mai beccato gol nel primo tempo e nel giro di tre giorni il dato è salito a tre. Una brutta inversione di tendenza. In assoluto, il periodo di gioco più negativo per la Roma in fase difensiva è l’ultimo quarto d’ora, con cinque gol già al passivo. Gol che sono costati carissimi, ricordando ad esempio quelli subiti contro Cagliari, Siena, Lazio e .


Sul piano dei (nuovi) singoli, deludente finora il rendimento di Kjaer, al di sotto delle attese quello di Stekelenburg, a due facce (tattiche) quello di Josè Angel mentre Heinze, preso a parametro zero per essere la riserva della riserva, ha alternato cose belle a errori impensabili per uno con la sua esperienza.