La penna degli Altri 13/10/2011 09:49
De Rossi: «Pronto per il derby». Pensando ad Ago

Ecco, chiudete gli occhi e provate a immaginarvi tra 72 ore uno scontro tra lattempato Klose e quella scheggia impazzita dagli occhi bambini di José Angel. Calma, tranquilli, state bboni, ci penserà lui. Il vice di Francesco Totti, il capitano contro la Lazio, luomo che ama la Roma. Ecco il derby secondo De Rossi: «Questa partita la sento e ci tengo molto. Sono fortunato perché gli ultimi li ho sempre vinti. A 21-22 anni il derby lo vivevo male e non facevo buone partite, ora la tendenza è cambiata e ho grande tranquillità. Dite che non ci sarà Totti? Io le responsabilità che mi prendo sono le stesse, con o senza Francesco. Ma non sono sicuro che non ci sia, la storia ci ha insegnato che spesso ci sono grosse sorprese fino allultimo. Vi ricordo che contro lArsenal ha giocato da zoppo e con le punture. Se cè una partita in cui lui può fare qualcosa di più, è il derby. La fascia di capitano? Non ho la fissa della fascia, né con la Roma, né con la Nazionale, sono due cose che probabilmente un domani mi toccheranno, ma non è un assillo». Quella fascia non è un assillo, per Daniele è un dovere morale e allo stesso tempo un piacere. Come un anno fa per Lazio-Roma 0-2 (gol di Borriello e del calciatore-senza-sorriso), De Rossi la indossa con disinvoltura e autorevolezza.«A volte vado a controllare le presenze, poco tempo fa ho superato Di Bartolomei e mi è sembrato quasi un oltraggio».
Registrate questultimo passaggio, tenetelo a mente, tornerà utile dopo. Perché poi De Rossi risponde così alla domanda sul rinnovo: «Io penso che sia più importante il futuro della Roma che il mio. A prescindere dal mio contratto il club giallorosso sta creando qualcosa di importante. Se non rinnovo io risparmiano bei soldi e prendono altri calciatori importanti, forti come me. Il mio rinnovo non deve essere un assillo». Qualcuno, anzi più di qualcuno, ha letto in queste parole lintenzione opposta a quella reale: De Rossi non vuole firmare. Falso. Ancora una volta, Daniele non si trincera dietro le frasi di circostanza. Avrebbe potuto dire che non cè alcun problema, che il rinnovo si farà, che la Roma è la sua vita. È vero, la Roma è la sua vita. Ma quello è sentimento, la ragione è unaltra cosa. E Daniele De Rossi è una persona sincera. Non mente mai. Daniele chiede 6 milioni lanno tra ingaggio e premi (individuali e collettivi) e quindi tra parte fissa e parte variabile. La Roma propone 3 milioni e mezzo di fisso, più circa un altro milione in premi. Tra domanda e offerta balla quindi quasi un milione e mezzo. La Roma vuole rinnovare, De Rossi pure. Ma quella distanza va colmata in qualche modo. Questo contratto, dicono a Trigoria, andava fatto due anni fa. Adesso è tutto più complicato, perché Daniele è un top player che sta per andare a scadenza.
Contrattualmente, è logico che sia in una posizione di forza. Se non si fosse chiamato De Rossi, se si fosse chiamato Mexes (per esempio...), a questora non ci sarebbe più partita. Un giocatore come Daniele ha un mercato infinito, andando via a parametro zero potrebbe incassare cifre nettamente superiori ai 6 milioni richiesti. Franco Baldini e Sergio Berti, lagente di De Rossi, sono grandi amici. Vero. Ma per riuscire a chiudere questo rinnovo non sono sufficienti i buoni rapporti personali. Serve che entrambe le parti facciano un passo avanti. A Daniele ne basta uno, la Roma ne dovrà fare due. A Trigoria non hanno alcuna intenzione di risparmiare sul contratto di colui che fra tre giorni porterà sulle spalle la Roma. Da capitano coraggioso. Da bandiera di un calcio che quando domenica guarderete la Tevere vuota capirete che non cè più. Ci svuotano gli stadi con provvedimenti barbari, ma riusciamo a far entrare ancora le nostre bandiere. Come De Rossi. Forse Pjanic ha ragione, amiamo così tanto questa maglia da apparire «fanatici». È così che ci giudicano gli altri. I comuni mortali. Noi siamo altro, noi siamo alieni, noi siamo romanisti. E in quel noi cè anche Daniele