La penna degli Altri 11/09/2011 11:43
Totti: un capitano, la sua partita

Eppure quella del destino di Francesco Totti è quella contro il Cagliari. E non solo per i tredici gol che gli ha fatto, per quelli da Scarpa dOro e per i due rigori strillati sul cancellone di notte a Rieti. Il Cagliari non il Liverpool. Come dire che la poesia più bella di Rimbaud è dedicata alla tabaccaia e non al mare. Totti e Roma-Cagliari. Non solo quella di oggi, non solo oggi perché oggi è la più attesa dopo le chiacchiere degli altri, dopo le polemiche ad arte e quelle di parte, la sostituzione, leliminazione e il suo messaggio internet spedito dal Sinai. Ci sono tanti cera una volta per raccontare un mito.
9 MAGGIO 2010 Quel pomeriggio Francesco entrò in campo. In settimana aveva pensato di non farlo. Di non farlo più. Aveva dato un calcio a Balotelli, un calcio vecchie maniere a un ragazzino senza maniere, e per questo il Presidente della Repubblica, la Nato e il Regno delle due Sicilie pensarono di condannarlo pubblicamemente; la Lega propose il rogo. Francesco, invece, aveva pensato, giusto un attimo, ma un attimo è stato, di lasciare il calcio più che la Roma (quello non si può proprio fare, nemmeno con la chirurgia). Stanco, esausto di ritrovarsi irretito in tutti gli stereotipi del peggior stereotipo romano. La Roma aveva già perso lo scudetto con la Sampdoria, ma coltivava per dovere la sua illusione giocando quel giorno col Cagliari prima di finire col Chievo: lultima trasferta senza tessera. Quando quel pomeriggio entrò in campo contro il Cagliari, Totti disse a chi gli stava vicino: «Hai visto quanta gente con la mia maglia? Bello no?». Bellissimo sì. Quasi ogni persona allOlimpico aveva la maglietta del capitano della Roma: ce laveva la sua famiglia, sua moglie, i suoi figli, ce laveva tutta Roma. A fine partita Totti andò a salutare la curva, si fermò, fece un cenno e fece per andarsene. Ma quel giorno si fermò, ci ripensò decise di arrampicarsi sul cancello giallo e si prese labbraccio della Sud: non era mai successo prima di quella volta. Non era mai successo prima di quel Roma-Cagliari. Sarebbe potuto non accadere.
9 FEBBRAIO 1997Chi è romanista sa che data è questa. Il triangolare con Ajax e Borussia Moncheglabad quasi fatto apposta da Carlitos Bianchi per fare fuori Totti che non sopportava. Lo trasmisero pure in televisione. Quella sera Totti fece un paio di capolavori, e così ogni ipotesi di cessione finì quasi nello stesso tempo bestemmiato in cui venne partorita. Si sa, laccordo per il passaggio in prestito alla Sampdoria era praticamente fatto. Praticamente non ufficialmente. Perché pochi sanno che quella sera in tribuna cera lallenatore del Cagliari Carlo Mazzone, oltre che il procuratore dellepoca di Francesco, Franco Zavaglia. E ancora più pochi sanno che il Cagliari stava per superare lofferta blucerchiata: a quel punto Totti avrebbe accettato la Sardegna, più che altro per riabbracciare quel papà-allenatore che gli mancava tanto. E finita come tutti sanno: non è mai iniziata.
GIANNI CAVEZZI E il nome e il cognome di un buon giocatore degli Anni 90, fine Anni 80. Liedholm lo chiamava "Strachan". Stava nel settore giovanile della Roma, prometteva. Ma quella Roma era enorme, lui se ne andò per andare a giocare. Fece una buona carriera, certamente non eccezionale. I suoi anni migliori li passò a Cagliari, la sua partita più bella - ricordi e sue parole -fu un Cagliari-Roma 4-3 che nellIsola ricordano più di quellItalia-Germania finita allo stesso modo. Gianni Cavezzi venne ceduto dal presidente Dino Viola alla Lodigiani. Non era nemmeno un obbligo, fu quasi un premio al settore giovanile biancorossa nelloperazione che portò alla Roma nel 1989 un ragazzino di tredici anni. Francesco Totti. Che ha vinto lo Scudetto e il Mondiale e che oggi pomeriggio giocherà ancora a pallone col destino.