La penna degli Altri 12/09/2011 12:50

Totti gioca, la Roma no. Per Luis Enrique altro flop

Fuori un caso, quello di (rimasto in campo per tutta la durata dell'incontro), dentro un altro: la Roma produce ma non segna, studia a testa china la filosofia di Luis Enrique ma non la traduce. Quando segna, è il 95', lo fa con una ribattuta di : per l'arbitro Gava non c'è il tempo di portare il pallone al centro, il Cagliari si era già assicurato la festa con il gol di Daniele Conti, il figlio che non smette di dare dispiaceri a papà Bruno, e quello di El Kabir.

Questa volta Luis Enrique lascia da parte gli atteggiamenti alla Mourinho, abbassa le orecchie, fa il pieno di responsabilità («La colpa è mia») e ha un sussulto soltanto quando viene messo in discussione il suo impianto di gioco: «Non cambio, è grazie alle mie convinzioni che sono arrivato sulla panchina della Roma». Lo spagnolo è convinto che sia una questione di metabolismo, «necesito tiempo», ripete. E quando è chiamato a dare un giudizio sugli interpreti che la società gli ha messo a disposizione, sceglie la formula migliore per non rispondere: «I miei giocatori sono sempre i migliori».

A il dribbling riesce a metà, perché se è vero che «la squadra ha già una sua identità», va anche registrato che bisogna «costruire quella vincente. Ci manca concretezza, non si arriva mai in rete». Il centrocampista della Nazionale ha l'aria serena, forse fin troppo: sfiora il dimesso, tira fuori la verve solo quando attacca «chi decide di far giocare le partite con questo caldo. Per capire che le prime 4 andrebbero giocate di sera e quelle invernali di giorno non ci vorrebbe uno scienziato». Non ce ne vuole uno neanche per fiutare il pericolo di un rinnovo di contratto che stenta ad arrivare. prova a raccontarsi sereno, ma dietro l'angolo c'è un nuovo caso che rischia di esplodere: «Non c'è bisogno di parlarne giorno per giorno. Ci saranno degli incontri ma non è una situazione che vivo con ansia». E se sul volto portasse la maschera del Mister X rossonero? «Il Milan ha già preso abbastanza giocatori», risponde .

Quelli che ha preso la Roma, nel frattempo, stentano a concretizzare: tanto il centrocampista quanto l'allenatore, riconoscono il problema. Luis Enrique ha calato tutte le carte a disposizione, è partito con il tridente Bojan--Osvaldo, ha sostituito gli esterni con Borriello e : stesso risultato, stessa incapacità di affondare il colpo, a fronte di un palleggio talvolta anche raffinato. Meno elegante è stato invece il calcione con cui José Angel ha costretto la Roma in dieci, pochi secondi dopo lo svantaggio. Mesi fa, da Boston, annunciavano tolleranza zero verso simili ingenuità. E impartivano il diktat di non parlare mai degli arbitri. Magra consolazione che nessuno abbia fiatato sul presunto fallo di mano in occasione del vantaggio cagliaritano.