La penna degli Altri 17/09/2011 10:58
Stekelenburg sfida Sneijder per provare a decollare

In attesa Maarten, infatti, è arrivato a Roma con l'etichetta di portiere chic, il più pagato dai giallorossi (6,325 milioni di euro) negli ultimi 15 anni dopo il flop-Pelizzoli. Sul suo valore non c'è discussione, sul fatto che nella Capitale non sia ancora riuscito a dimostrarlo se ne può parlare. Se nella doppia sfida contro lo Slovan Bratislava è stato sfortunato (due tiri, due gol) e un po' colpevole (l'1-0 in terra slovacca ce l'ha sulla coscienza), nel k.o. interno con il Cagliari non si ricordano interventi strappa-applausi. Considerando il tutto, chissà che non sia proprio il Meazza il vero punto di partenza di quest'avventura romana di Stekelenburg. Almeno così si augurano un po' tutti i tifosi giallorossi.
Affinità Del resto, che i due fossero destinati ad una grande carriera lo si era capito anche in quella storica semifinale che lo Jong Ajax perse ai rigori contro l'Utrecht. Da lì Sneijder spiccò subito il volo con i grandi, per Maarten fu un po' più dura. Cresciuto all'ombra di Edwin van der Sar, si diceva spesso che non riuscisse mai a diventare davvero grande, tanto che lo stesso Marco Van Basten, dopo averlo spesso «punzecchiato» in nazionale, quando nel 2008-09 arrivò alla guida dell'Ajax arrivò addirittura a metterlo in discussione. Poi, però, è arrivato il Sudafrica e quel Mondiale dove l'Olanda è arrivata ad un passo dal sogno iridato proprio grazie alle parate di Maarten (assolutamente decisive quelle su Vittek negli ottavi con la Slovacchia e su Kakà e Maicon nei quarti con il Brasile) ed alla fantasia di Wes. Sneijder in quel Mondiale divenne famoso anche per quel gol di testa (lui che è alto appena 1,70) che stese proprio il Brasile nei quarti. «Ma a me Wesley di testa non ha mai segnato, neanche in allenamento», disse il giorno dopo Stekelenburg. E facciamo che sia ancora così. Né di piede, né di testa. E che Maarten torni finalmente quello del Sudafrica