La penna degli Altri 14/09/2011 09:33
Roma, la «normalità» ancora più dei progetti
Gli stessi tifosi sono in vigile attesa: encomiabili, sportivi, ma di sicuro non appiattiti su una verità precostituita. (...) «Volevate unaltra campagna con Zamblera? » , dicono vergognosamente quelli che fino a ieri erano appunto appiattiti ai Sensi e adesso rinnegano il passato a costo di deformarlo. Perché i Sensi, parliamoci chiaro, tutto sono stati tranne « quelli di Zamblera » . Ma piuttosto quelli che hanno regalato alla Roma il ciclo più importante e luminoso dei suoi 84 anni di vita. Insomma si può e si deve discutere di Roma, partendo dal presupposto che - come fanno giustamente i tifosi - è attraverso il dibattito che si cresce. Allesterno e allinterno, perché avere a cuore unazienda, essere come si dice «aziendalisti», vuol dire avere il coraggio e sentirsi liberi di far conoscere la propria idea e non limitarsi, molto più comodamente, a negare qualsiasi tipo di problema.
Diciamo allora, per sgombrare il campo dagli equivoci, che la Roma di oggi è unottima/ grande squadra, che tanto più dopo leliminazione in Europa League può puntare ai primissimi posti e, perché no?, anche a inserirsi nella lotta scudetto. Non potrebbe essere altrimenti vista la base di partenza ( Juan, De Rossi, Pizarro, Totti, Borriello ecc.), vista la possibilità che è stata offerta attraverso alcune cessioni eccellenti (Vucinic e Menez su tutti), visto che Baldini e Sabatini sono due straordinari dirigenti, visto che Fenucci e lavvocato Baldissoni sono fior di professionisti inseriti nei ruoli più strategici, visto che il budget messo a disposizione dalla banca e dagli americani è stato di tutto rispetto. Logico dunque che la Roma sia, lo ripetiamo, una grande squadra. Anzi che abbia due squadre importanti. Provate infatti a pensare a quale formazione avrebbe potuto mettere in campo Luis Enrique semplicemente con gli assenti di domenica: Lobont; Cassetti, Juan, Kjaer, Taddei; Pizarro, Gago, Simplicio, Lamela; Borriello e Borini. Non ci sono controprove, ma anche questa squadra lotterebbe tranquillamente ad alti livelli. Dunque, dovè il problema? La sensazione è che ci sia una parola - «il progetto » - che stia portando un po fuori strada. In nome del progetto, infatti, è andato in scena ad agosto il più incredibile, imprevedibilie, balletto intorno a Totti. Mentre la Juve metteva Del Piero in giacca e cravatta in mezzo al campo per benedire il nuovo stadio, alla Roma si discuteva il ruolo del capitano. In campo e fuori. In nome del progetto, Borriello è finito fuori squadra a Bratislava: considerando quello che si è visto nella sua mezzora contro il Cagliari, viene da chiedersi perché. In nome del progetto è stata sacrificata una Europa League ampiamente a portata di mano: secondo voi allOlimpico con lo Slovan, come sarebbe finita con un centrocampo formato da Taddei, Brighi, Simplicio e Perrotta, più Borriello e Totti in attacco? (...)
Sarà dunque una semplificazione banale e, per qualche violinista in cerca di ingaggio, anche oltraggiosa: ma non si potrebbe provare a sostituire la parola