La penna degli Altri 20/09/2011 09:59

Perchè Curci? Perchè Lobont?

Ha ventisei anni, ha vestito le maglie di Roma, Siena e Samp per poi tornare alla base, vanta 132 presenze in Serie A, ha maturato esperienze anche difficili, perché sia in Toscana sia in Liguria sono arrivate due retrocessioni. Colpa sua? Ma no. Anzi. Cresciuto nel vivaio della Roma, Curci difende i pali della prima squadra nella stagione 2004/05. Forse, la più difficile degli ultimi anni. E’ la Roma dei baby e Gianluca contribuisce con personalità ad evitare il peggio. Ma con l’arrivo di Spalletti cambia tutto. Nel derby del 23 ottobre 2005, Doni lo scavalca nelle gerarchie e lo riporta in panchina. E lì Gianluca resta fino alla stagione 2007/08. Quando viene chiamato in causa - che sia il campionato, la Coppa Italia o la Uefa, non importa - Curci si comporta da professionista. Fino a quando, però, nell’estate 2008 non passa al Siena assieme a Galloppa. Due stagioni in bianconero, poi la Samp. Dopo un avvio incoraggiante, sia a livello personale sia come squadra, inizia il declino. Con i tifosi doriani non c’è più feeling e a fine stagione Gianluca riprende la via di Roma. La risoluzione della comproprietà costa appena 500 euro. Curci sa di tornare da secondo o terzo . Ma ha voglia di riscattarsi. Di dimostrare a Luis Enrique di non essere solo un’alternativa. Ha un mentore. Si chiama Franco Tancredi. Il numero uno del secondo scudetto lo conosce bene. Lo ha allenato nel settore giovanile giallorosso.

E in ritiro a Riscone di Brunico gli dedica un’attenzione particolare. «Curci lo conosco bene, l’ho allenato per 5 anni e confido in lui – dice Tancredi a fine luglio - se si fa scattare qualcosa nella testa, può essere una piacevole sorpresa». Franco va oltre i fischi. Vede le qualità. Sa che Curci può essere ancora protagonista. Non è escluso che anche dietro suo consiglio sia saltato il trasferimento di Gianluca a fine mercato. In Francia, si diceva. Luis Enrique finora non l’ha preso in considerazione. Ma Curci ha un pregio, che forse Lucho non conosce. Quando affrontava la Roma da ex, Gianluca si galvanizzava sempre. E dopodomani all’Olimpico arriva il Siena. Il suo Siena. Una partita da ex.

IL TERZO Gianluca Curci, 26 anni, ha esordito in prima squadra nel 2004 «Se si fa scattare qualcosa nella testa, può essere una piacevole sorpresa», disse il dei portieri in ritiro. E se avesse una chanche proprio nella squadra in cui ha giocato 2 anni fa?

IL ROMENO Secondo serio ed esperto Curci ha dalla sua il parere favorevole di un guru dei pali come Tancredi. Ma  potrebbe essere in pole per sostituire Stekelenburg. Perché è l’usato sicuro. A San Siro, anche se con un po’ di impaccio, tutto sommato se l’è cavata bene. E poi perché i due si sono già alternati. All’Ajax, Maarten prese il posto di Bogdan. Tra loro non c’era rivalità, ma sana concorrenza, dirà anni dopo . Minuto 16 di Inter-Roma. L’“Atleta di Cristo” Lucio ha appena fatto fuori Stekelenburg. In panchina si teme il dramma. Il primo ad avere paura è proprio , che con Maarten aveva diviso la stanza ai tempi dell’Ajax. S’erano tanto amati, anche se poi le loro strade s’erano divise. «È un bravo ragazzo e un ottimo , mi sono trovato benissimo con lui»,commentava qualche settimana fa . Ma a San Siro Bogdan non ha tempo per preoccuparsi. Si scalda. Entra quasi a freddo.

La Roma ha bisogno subito di lui. si sente sotto esame, gli interventi sono un po’ goffi, a volte sembra stia giocando a pallavolo. Però sono efficaci. Sulla conclusione a botta sicura di Cambiasso, quella sui cui ci mette una pezza Kjaer, pare comunque arrivarci. Questione forse di centimetri. Chissà. Ma se la Roma esce incolume da un campo difficilissimo, è anche per merito dei guanti di Bogdan. Certo, non è come avere Stekelenburg. Se però Luis Enrique gli ha dato fiducia, è perché vede in questo le qualità giuste per difendere la porta romanista. Per parla la carriera. Rapid Bucarest, Ajax, Dinamo, poi di nuovo Ajax, , ancora Dinamo. E infine la Roma. Dove debutta, guarda un po’ il destino, proprio in virtù di un infortunio all’allora primo . E’ il 4 ottobre 2009, . Intorno al 20’ del primo tempo – grosso modo lo stesso minutaggio di Milano, sabato scorso – Julio Sergio dà forfait. Ranieri si volta, chiama a sé e lo getta nella mischia. Non è un esordio eccezionale. Bogdan paga il nervosismo a caro prezzo. Cinque minuti dopo l’ingresso in campo, viene sorpreso da una conclusione centrale e non irresistibile di Lavezzi. Attenuante: la palla passa attraverso una selva di gambe. La Roma lo parcheggia nelle retrovie. Fino a quando in panchina non va Montella, che promuoverà Doni, il titolare è Julio Sergio. Ma si comporta da professionista. Accetta il ruolo da gregario senza fiatare. Parla solo per salutare l’arrivo dell’amico campione. Ora, potrebbe toccare proprio a lui non farlo rimpiangere.