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La penna degli Altri 15/09/2011 11:59

Metti una sera a cena nuovi e vecchi campioni

 

IL ROMANISTA (M. BIANCHINI) - Metti una sera a cena. Il titolo del capolavoro cinematografico diretto da Patroni Griffi, è soltanto un suggetivo pretesto che propone lo spirito di un altro convivio. Potremmo chiamarlo quello della concordia giallorossa. Regista d’eccezione, con i suoi lucidi galloni di a riproporre il carisma di una antica milizia, fonte di emulazione per vecchi e nuovi compagni. Egli si è posto a "capotavola" e ha idealmente fischiato l’inizio di una nuova partita. Coltelli e forchette, affondati sulla braciola, dovranno servire bistecche gustose pure agli esigenti palati dei tifosi romanisti. Magari a cominciare da S. Siro.

La gente giallorossa avverte il bisogno di unire alla paziente attesa dell’antipasto, la sostanza di un pranzo luculliano. Non dovremmo essere lontani dalla verità, immaginando che lo stesso desiderio sia stato espresso dall’incitamento del . «Ragazzi, è ora di rimboccarci le maniche - deve aver detto Francesco guardando negli occhi la truppa - possediamo le armi giuste per dare un dispiacere ai meneghini nerazzurri». Sicuramente il discorso è stato pronunciato con i colori dell’accento romanesco. Avrà aperto una breccia più ampia di esortazioni nei cuori stranieri. Sarà un altro tassello per avviarli verso la musica della romanità che è sempre stata la meta più ambita di chi ha conosciuto l’ombra del Cupolone.

Metti una sera a cena, con tanto di orgoglio romanista come condimento principe delle pietanze. Piace pure supporre che dal simposio sia nato non un patto d’acciaio di infausta memoria, ma più semplicemente la voglia di sfruttare le sinergie offerte dalla potenzialità della squadra che non dovranno fermarsi al Meazza. Nell’ottica lungimirante, questo si chiama progetto. Nato dal disegno ambizioso della nuova dirigenza, passando attraverso una campagna acquisti da favola, fino al prezioso magazziniere. Toccherà a Luis Enrique collocare i tasselli giusti nel mosaico. Ma non certo prendendo spunto dai "sapere" dei disegnini che gli suggeriscono la formazione. Lo spagnolo sta seguendo con le proprie idee, le lnee di quello che reca soltanto il nome di progetto con le sue inevitabili tappe felici e meno gioiose. Semmai, si potrà chiamare "normalità" il costante cammino di una Roma vincente giunta a capo del "progetto".