La penna degli Altri 24/09/2011 11:04
L'architetto Zavanella: "Roma, lo stadio secondo me"
Architetto, qual è la filosofia al centro dei suoi progetti?
«Lo stadio di calcio deve essere un luogo di incontro, di divertimento e di pace. Deve essere utilizzato sette giorni su sette, deve essere un impianto della città, patrimonio di tutti, non solo dei tifosi e deve avere attività collaterali e alternative alla partita. Lo stadio lo chiamo Agorà, un luogo con tante funzioni dove la gente si incontra e può trascorrere l'intera giornata».
Lo stadio della Juventus è un esempio per le altre società che vogliono avere l'impianto di proprietà?
«E' un punto di partenza, non di arrivo, la speranza è che ce ne siano altri. Stadio senza barriere tra settori e tra gli spalti e il campo. Uno stadio all'italiana, con una capienza di 35000/40000 spettatori, servizi esterni, centro commerciale. La Juventus ha ancora ampi spazi da sfruttare per molte attività, per creare un punto di incontro. Nel Nord dell'Iraq il ministero vuole uno stadio che sia il punto di incontro per le popolazioni curda, sira e araba. Sorge sull'acqua, una laguna artificiale, con due anelli pedonali, un sistema per rendere rapida e sicura l'evacuazione. Completamente coperto, con negozi e parcheggi. In tre mesi siamo partiti, il ministero lo vuole come simbolo di pace e riunificazione».
A che punto sono gli altri suoi progetti?
«Palermo sta per partire. Alla Roma hanno il mio progetto, mi piacerebbe portarlo avanti. Lo stadio di Viareggio, con una capienza di 10000 spettatori darà lavoro a 350 persone, tra albergo, Spa, centro commerciale e negozi. I nuovi stadi creerebbero occupazione per imprese in crisi».
Il progetto della Roma, presentato due anni fa, è ancora attuale?
«Certo, nella realizzazione sono stati fatti passi in avanti rispetto a quello di Torino. Rispetto ad allora sono cambiati i materiali. Quello era un progetto preliminare che ha avuto un grande successo e che può essere portato avanti».
Quali sarebbero le innovazioni e i vantaggi rispetto all'Olimpico?
«La visibilità e i parcheggi. Le aree intorno all'Olimpico quando giocano Roma e Lazio sono intasate. Lì le squadre sono ospiti, non padrone di casa. Tutte le società si stanno muovendo per avere gli stadi di proprietà, sono pronte a partire».
Quali sono i tempi tecnici per realizzare un nuovo impianto?
«Per quello della Juve ci sono voluti nove mesi per avere i permessi e 26 mesi per costruirlo. Con la tecnologia più avanzata di oggi ci si impiegherebbe anche meno».
C'è una legge ferma da anni che blocca le iniziative delle società che vogliono costruire i nuovi impianti.
«Tutti si dovrebbero mettere una mano sulla coscienza per accelerare le procedure per avviare le realizzazioni. Il calcio italiano è rimasto indietro proprio per la mancanza di nuove strutture, più confortevoli per il pubblico. La Juventus è in vantaggio. Galliani ha detto che ha un gap enorme rispetto alle altre società. Uno stadio di proprietà porta decine di milioni di utili in più all'anno, a cominciare dagli sponsor».