La penna degli Altri 24/09/2011 12:05
Feliziani: "Il nostro carnet era sicuro"
Il carnet? «Lasciate stare», hanno ammonito dal Viminale. Ma perché? «Siamo rimasti molto sorpresi dal comunicato», ha commentato a Rete Sport Carlo Feliziani. «Il nostro carnet - ha spiegato - detiene tutte le caratteristiche di sicurezza che si richiedono, compreso il codice univoco che permette di identificarne il possessore. Possiamo quindi equipararlo alla tessera del tifoso, che non volevamo certo aggirare». Gli stessi concetti sono stati riaffermati più tardi a Radio Ies: «Ritenevamo più sicuro muoversi con il carnet che facendo andare 16 volte le persone ai botteghini, limitando anche il problema del bagarinaggio».
Feliziani se la cava con diplomazia. La realtà è che qualcuno si è sentito minacciato dalla proposta della Roma. Se non cè più bisogno della tessera per pagare meno, come si fa a fare il grande business? Se lo sono chiesto lassù a Milano. In seno allOsservatorio, la Lega di A si è fatta portatrice di interessi diametralmente opposti a quelli della Roma. Inter, Milan e Juve si sarebbero schierate contro. Eppure, la Roma non sarebbe stata sola. «So per certo - ha confermato Feliziani a Radio Ies- che anche le altre società sono pronte a seguirci nelliniziativa del carnet».
Le piccole. Non le grandi. E poi cè chi al Viminale si è posto un interrogativo: Oh, ma se la Roma porta avanti sta roba, come la mettiamo con quei club di B e Lega Pro, che non sono in regola con la questura on line?. Aperta parentesi: la questura on line è un sistema che consente di trasmettere in tempo reale i dati di chi vuole comprare un biglietto alla questura, che provvede in pochi attimi ad autorizzarne o negarne la stampa. La Roma, che è una società seria, è assolutamente in regola. Ma se il carnet lo avessero venduto quei club che in regola ancora (!) non lo sono, il controllo dei requisiti per lacquisto sarebbe stato lasciato al libero apprezzamento del rivenditore. Ricapitolando. Per colpa di qualcun altro, e non per ragioni legate alla sicurezza, attraverso una non-legge (la determinazione dellOsservatorio è un parere) viene impedito alla Roma di fare attività dimpresa. Uno schifo. La Roma potrebbe ribellarsi. Il ricorso al Tar del Lazio è una strada percorribile. Ma solo quando il Prefetto di Roma avrà annullato gli eventuali carnet che la società decidesse comunque di vendere. Prima no, perché ripetiamo la determinazione dellOsservatorio non è vincolante. O meglio ce lha, ma solo a livello politico. E chiaro che poi il Prefetto si adegua. Ma chi si deve assumere la responsabilità di andare allo scontro? La Roma ha già risposto: il suo Cda. Il 27 settembre, gli americani e Unicredit dovranno decidere se scontrarsi con il Ministero dellInterno. Ci sono più anime e più teorie. Andare in trincea ha un senso, perché la società sa di stare dalla parte del giusto. Ma cè pure chi sostiene che così si aprirebbe un altro fronte. DiBenedetto non è ancora presidente ed è già impegnato con i diritti tv, con la grana del contratto sontuoso con il Coni per lOlimpico e con i primi approcci per la realizzazione di uno stadio di proprietà. Metteteci che questa revolucion di Luis Enrique pare avere tempi lunghi e capirete perché, forse, quello del duello a colpi di baionette è uno scenario irrealistico. Nellipotesi di un silenzio furioso, la Roma continuerà però a mettere pressione al Viminale. LOsservatorio ha chiesto «più approfondite analisi»?
Perfetto. La società è pronta a riproporre il carnet per il girone di ritorno. Pressione. Questa è la parola dordine a Trigoria. A meno che la Roma non decida di andare oltre. In quel caso, sarà guerra.