La penna degli Altri 25/09/2011 10:37

Dal Pd alla Roma è sempre Zoro: l’autoironia va in gol su Facebook



Comunque sia Kansas , almeno lui, ha fatto «go’»: la pagina su è già seguita da quattromila fans. Le web-cronache rimbalzano su , sugli iPad, sui cellulari e nelle email non solo di Roma e non solo dei romanisti, ma di chiunque è appassionato di calcio. Tutto è iniziato poco dopo Ferragosto, quando è apparsa la pagina sul social network e subito uno strepitoso resoconto della debacle europea con lo Slovan di Bratislava: autoironia romana e romanista, la partita «pane ar pane, vino ar vino» come si dice all’ombra del Colosseo. Ce n’è per tutti. Per l’asturiano «Luigi Enrico» e la sua «scucchia». Per Osvaldo soprannominato «Er Cipolla» per via della pettinatura. Per Rosi «uno che da tre anni ogni volta che esce dar campo pensa che sia l’ultima che gioca co’ la Roma». Per Okaka che ancora non è «diventato il campioncino che da 25 anni speriamo che sia». E per tutti gli altri: «Anche perché mo come mo anna’ a vede’ la Roma, te dà la sensazione de essete imbucato alla festa tua, de gira’ pei corridoi de casa tua senza riconosce nessuno, e a vedelli che entrano e se scaldano è cosa che emoziona e stranisce». E naturalmente si critica il gioco, quella ragnatela fitta fitta di passaggi che in terra iberica si chiama «tiqui-taca» e che Kansas ha ribattezzato «chiticaca». Battute strepitose e commenti degni di quel cinismo tutto romano.



Qualche esempio? Il primo tempo di Roma-Cagliari viene sintetizzato così: «Me sto a divertì come a ’na dimostrazione der Folletto». Seguito da: «L’unico brivido ce l’ho avuto quanno er bibbitaro non me stava a dà e resto». Piace così tanto che alla fine ha dovuto parlare anche delle altre squadre in una rubrica a parte - «E vite dell’altri» - dove commenta «Linte», la «Lazzio» e «Latalanta». «Una satira fortemente autoironica, a volte autolesionista, soprattutto romanista, con ingerenze yankee e inflessioni spagnole», scrive il vignettista Bobo Artefatti, uno cresciuto a pane e Trigoria senza rivelare l’identità di Kansas . «È un genio, è arte allo stato puro»: non ha dubbi il giornalista Roberto Renga. Inevitabile la caccia all’uomo. Chi c’è dietro Kansas ?
Per tutti c’è lo zampino di Diego «Zoro» Bianchi. Anche se qualcuno ipotizza una scrittura a quattro mani. Magari con la collaborazione di Johnny Palomba (quello delle «recinzioni cinematografiche») o dell’attore Valerio Mastandrea. Oppure, perché no, di un giornalista o di cugino «lazziale». Ma alla fine che importa chi c’è dietro. L’importante è che Kansas vince, convince e soprattutto diverte. Almeno lui.