La penna degli Altri 02/09/2011 10:22
Borini, il baby che stregò Ancelotti
Quattro anni fa Era il 31 marzo 2007, Fabio Borini aveva compiuto 16 anni da due giorni, e già faceva la Primavera, categoria in cui da regolamento potrebbe giocare ancora fino a giugno: Crescenzi, suo compagno di Under 21, stava ancora con gli Allievi Regionali, due categorie sotto, lui venne col suo Bologna a sfidare la Roma di Alberto De Rossi e Stefano Okaka. Vinsero i giallorossi 2-0 (Giacomini e Della Penna), ma gli applausi furono tutti per i due 16enni rossoblù, Albertazzi e Borini, schierato ala sinistra nel 4-2-3-1: a fine anno l'Arsenal si presentò dal primo, il Chelsea dal secondo, uno rifiutò (passando al Milan sei mesi dopo, un milione e passa per metà cartellino), l'altro non se lo fece ripetere due volte «L'adattamento è stato molto lungo, ci ho messo sei mesi prima di cominciare a parlare inglese ha detto tempo dopo il nuovo attaccante giallorosso Sicuramente esordire nel Bologna, dove puntavano su di me, sarebbe stato più facile. Ma a me le cose facili non sono mai piaciute».
Storia recente E così, mentre l'ex avversario e nuovo compagno Okaka l'unico, nella Roma degli ultimi 10 anni, ad aver bruciato le tappe come lui andava avanti tra prestiti e spezzoni in prima squadra, Borini si faceva le ossa a suon di gol tra Academy e Reserves del Chelsea, dove lo facevano giocare centravanti nonostante il fisico da ala, 180 centimetri per 73 chili. Ne faceva tanti, capocannoniere spesso e volentieri, tanto da convincere Carlo Ancelotti a farlo esordire in prima squadra e Massimo Piscedda a farne il capitano della nazionale Under 19 per gli Europei del 2010. Il resto è storia recente: a marzo il prestito allo Swansea City 12 partite, 6 gol e una promozione in Premier quando ormai il Chelsea aveva capito che non avrebbe rinnovato e lo aveva messo ai margini, ad agosto l'unica partita col Parma (in panchina), e l'ultima (per ora: oggi è in ritiro con loro) con l'Under 21, 1-1 con la Svizzera. Con gol suo, dalla linea di fondo all'incrocio dei pali, mischiando potenza, sfrontatezza e quel po' di fortuna che assiste chi non ama le cose troppo facili.