La penna degli Altri 30/08/2011 10:41

Pjanic: da bambino prodigio a stella del Lione. E’ lui l’erede di Juninho

VIA DALLA GUERRA  è nato il 2 aprile 1990 nella cittadina di Tuzla, attuale Bosnia-Erzegovina, ancora oggi roccaforte socialista in un paese fortemente nazionalista. Un anno dopo la sua nascita, la famiglia decide di cambiare aria, evitando per un soffio lo scoppio della guerra che dal 1992 al 1995 ha devastato i Balcani. Prima la Germania, poi il Lussemburgo. Nel minuscolo regno i trovano pace e serenità. Il padre Fahrudin è un calciatore professionista e viene tesserato in un cub di prima divisione; completano il quadretto la madre Fatima, il fratello Mirza e la sorella Emina. , a 7 anni, mostra già una certa predilezione per il pallone, così il padre lo porta ad allenarsi in un modesto club locale, lo Schifflange 95, col quale rimane per ben sette anni.

BAMBINO PRODIGIO Non finisce su Youtube per qualche giocata strepitosa, ma attira decisamente l’attenzione di molte squadre europee. In particolare lo vorrebbero tesserare in Germania, Olanda e Belgio. Ma il suo futuro, ancora adolescente, viene indirizzato da un’altra parte, verso la Francia. A scoprirlo, però, è un talent scout lussemburghese, ovvero Gui Hellers, mito del calcio belga, 17 anni con la maglia dello Standard Liegi e per 15 colonna della sua nazionale. Lo propone al Metz, club rinomato per la cura del settore giovanile e la pazienza dedicata ai campioni in erba. Firma il suo primo contratto, ancora dilettantistico, a soli 14 anni. Durante i tre anni trascorsi nell’Accademia, trascina i compagni alla vittoria del campionato under 16 e a metà giugno 2006 vede proporsi un quinquennale, che ovviamente è ben felice di siglare.

ESORDIO IN LIGUE 1 Dopo una stagione nella formazione Amatori, viene definitivamente promosso tra i grandi, avendo mostrato ampiamente di meritare la fiducia del tecnico Francis De Taddeo. Il suo esordio avviene il 18 agosto 2007, quarto turno di campionato: al 25’ del secondo tempo subentra a Renouard durante un match casalingo contro il Psg, conclusosi col risultato di 0–0. Fu così buona l’impressione lasciata all’allenatore, che l’appena diciassettenne bosniaco non uscì più dal campo: quell’anno timbrò il cartellino ben 32 volte, segnando anche 4 reti e fornendo 3 assist. Un’esplosione da stropicciarsi gli occhi, quella di , per la gioia di papà Fahrudin e della mamma Fatima. Il 30 novembre 2007, considerate le sue prestazioni, viene premiato con il primo contratto da professionista, un triennale. Ma il Metz quell’anno retrocede e il bisogno di fare cassa spinge la dirigenza a cedere alle avences per il suo cartellino: lo vogliono Milan, Inter, , Real, Manchester e . Ma la spunta il Lione, che versa 8 milioni di euro più bonus al Metz e fa firmare a un quinquennale, scadenza al 30 giugno 2013.

EREDE DI JUNINHO Succede tutto in fretta a , che appena maggiorenne approda in uno dei club più vincenti di Francia. Il Lione, infatti, è reduce dal settimo titolo consecutivo e dalla Coppa nazionale, in squadra vanta gente come Benzema, Lloris, Grosso, Govou, Toulalan e il brasiliano dal d’oro, Juninho Pernambucano. È lui il faro del centrocampo lionese, il punto di riferimento assoluto, il trequartista che detta i tempi di ogni fase del gioco. Ma dopo un anno di ambientazione (20 presenze, nessun gol), il prodigio si prende gli spazi che merita, andando gradualmente a sostituire l’apparentemente intoccabile Juninho: 37 gare, 6 gol e 9 assist in campionato, 12 gare, 4 gol e 4 assist in nella stagione 2009/2010.

Indimenticabile l’1–1 siglato al Bernabeu, decisivo ai fini del passaggio ai quarti di finale. , che ha scelto di indossare la maglia della Bosnia (il 3 settembre 2010 ha segnato proprio al Lussemburgo, in un match valido per le Qualificazioni a Euro 2012), lo scorso anno è sceso in campo 30 volte segnando 3 gol e si è preso anche la maglia numero 8, quella che fu di Pernambucano. Le sue, indubbiamente, sono statistiche di un giocatore di qualità, tra l’altro con ampi margini di miglioramento. Qualora riuscisse a strapparlo al Lione, la Roma accoglierebbe un ragazzo che ha la leadership nel sangue e il talento nelle gambe. Per eclettismo e visione di gioco, oltre che la spiccata confidenza con il gol, senza tralasciare i motivi anagrafici,  rappresenta probabilmente l’opzione migliore tra tutte quelle che, ad oggi, sta vagliando la dirigenza giallorossa.