La penna degli Altri 08/08/2011 10:51

Non si parte

L’ingresso della politica e del vecchio sistema calcio sul tavolo del campionato. Che l’aria non fosse ottima e che i calciatori volessero essere meglio rappresentati lo si era capito fin dalla scelta di Damiano Tommasi, serio, rigoroso, e con precisi valori alle spalle. Il modo con cui era stato accolto da parte delle istituzioni e delle società il passaggio di testimone di Campana aveva fatto ben sperare. Ci eravamo tuttavia anche illusi che le novità, la voglia di cambiamento, la rivoluzione di mentalità messa in moto dalla Roma potesse, non dico contagiare, ma almeno far riflettere i padroni del pallone.

E far aprire loro le finestre per un bel ricambio totale d’a-ria. Non è così. Troppi soldi e interessi in ballo. Per cui un accordo in pratica raggiunto e solamente da siglare con un piccolo sforzo di buona volontà è stato smentito e annullato. E dovremo passare venti giorni a leggere dichiarazioni, polemiche e botta e risposta tra i protagonisti del calcio che si approprieranno di tutte le edizioni di telegiornali e giornali radio, di tutti i siti internet e di gran parte della preziosa carta dei quotidiani per dirci tutto e il contrario di tutto.



Per dirci, come ha fatto Maurizio Beretta, presidente dimissionario della Lega di serie A ed ex uomo di Confindustria, che i calciatori guadagnano tanto e che ci vuole la bella faccia tosta loro in questo momento di

grave crisi economico-finanziaria, per avanzare pretese di classe. Ma come adesso Berlusconi metterà mano allo statuto dei lavoratori e loro vogliono sfidare l’impopolarità?

Il braccio di ferro è molto forte ed è solo all’inizio. Gli stadi sono mezzi vuoti da qualche anno, ma se non ci sarà l’accordo il Campionato, hanno fatto sapere tutti i capitani delle squadre di serie A, non partirà. E gli stadi resterebbero del tutto vuoti. Almeno per la prima di fine agosto.

Il pensiero di essere a pochi giorni dal fischio d’i-nizio, e dal poter vedere e gustare Bojan, Lamela, Stekelenburg, Heinze e magari Kjaer, Nilmar se viene, e l’immenso su tutti, mi aveva quasi fatto dimenticare che avrei passato il Ferragosto a Roma a lavorare. Un giusto sciopero potrebbe tuttavia farmelo pesare moltissimo.