La penna degli Altri 07/08/2011 11:13

Musi lunghi. Da Brighi a Okaka, il sogno di tutti è fare come Cicinho



Disarmato C’era una volta il soldato Matteo Brighi, manifesto del professionista. Dopo 136 partite, 13 gol e tanta «legna», è finito a fare il tappabuchi. A Budapest addirittura difensore centrale, con i Primavera a centrocampo. Poche ore prima Puzzolo, il suo agente, si era sfogato: «È poco considerato». Figuriamoci se lo avessero chiamato la sera. Salvatelo, come Ryan.



Perdono Il caso di Stefano Okaka è curioso almeno quanto quello di Benjamin Button: fermo da aprile per l’operazione alla spalla, non convocato per il ritiro, e non considerato da nel progetto. Da , non da Luis Enrique: Okaka, con la squadra in Alto Adige, è a Trigoria con la band dei «40 gradi all’ombra» di cui fanno parte Simplicio, Antunes &co. Si allena sotto il solleone e, quando la Roma torna a casa, viene aggregato al gruppo. Luis Enrique lo scruta: «Ma questo non è come me l’avevano descritto...». Non che avesse trovato il centravanti dei suoi sogni, ma neanche l’ultimo arrivato.  si scusa («La sua esclusione è stato un mio errore»), Okaka va a Budapest e gioca mezz’ora. Martedì compirà 22 anni: «È ora di decidere cosa fare da grande» ripete da mesi. Il contratto scadrà il 30 giugno e, non trovasse una sistemazione (definitiva, per regolamento), la Roma lo perderebbe a parametro zero.



Infelicità Gianluca Curci era stato ottimista, fin troppo: «Stekelenburg? Posso metterlo in difficoltà». Il problema è che c’è anche , che non ha preso tre gol dal PSG ed è partito titolare con il Vasas. Nel giro nato dal caso Romero, il Chievo ha rifiutato l’argentino, con  che lì piazzerebbe proprio Curci, con Sorrentino al Palermo e Romero alla Samp. Ora Curci fa il terzo, come Aleandro Rosi, pochi metri più avanti e più a destra. Con Cassetti davanti, lo scorso anno Rosi era riuscito a giocare 16 partite in campionato e a segnare il gol che aveva (per poco) alimentato il sogno . Le mani imposte da Luis Enrique su Cicinho hanno cambiato lo scenario: il brasiliano sembrava di passaggio, ora è un potenziale titolare. «Rimarrò sicuramente », ha confidato ai tifosi che hanno ricominciato anche a chiedergli gli autografi. Parole (e firme) fino a un mese fa impensabili. Senza parlare di Crescenzi e Bertolacci, di rientro dai prestiti e convinti di giocarsi le loro carte. Luis Enrique ha visto i dvd delle partite della Primavera, non di quelle di Crotone e Lecce: Crescenzi è a Bari, Bertolacci ha le valigie in mano.



Extracomunitari Tutto finito? Altroché: Barusso ha ancora un anno di contratto a 400 mila euro netti (poco meno di Heinze), cifra che da altre parti si sognerebbe. Dimenticato, ha tutti i motivi per godersi gli ultimi bonifici. Simplicio, dopo aver rifiutato il Corinthians, in Brasile non ha mercato, anche perché lì il mercato è chiuso fino a gennaio. Se , ieri, ha tenuto a precisare che «Pizarro è orgogliosamente un giocatore della Roma, e rimarrà qui», chiudendo per il momento a un’eventuale cessione del cileno, volessero Simplicio e Barusso mettersi di traverso e bloccare il mercato degli extracomunitari, potrebbero. A quel punto, muoia Nilmar, e tutti i Filistei.