La penna degli Altri 31/08/2011 09:47

Delio Rossi: "La Roma mi intriga ma non faccio il gufo"



TOTTI -Il calcio è come un giallo di Agatha Christie solo che bastano due indizi per fare una prova perché a tre normalmente non si arriva. E il secondo indizio sono le parole spese da Delio Rossi a proposito del caso , delle difficoltà che caratteriz­zano i rapporti tra il e il tec­nico spagnolo:«Secondo me, il caso non esiste, per il semplice fatto che è la Roma. Lui non può essere considerato un giocatore come tutti gli altri». Una maniera per raccoglie­re una certa benevolenza nello spo­gliatoio giallorosso in vista dell’ap­prodo a Trigoria? In realtà non è la prima volta che Delio Rossi spende parole di quel tipo sul capitano gial­lorosso. Certo, non sono mancati gli scontri come quando invitò a prendere esempio da Maradona che in campo prendeva botte e non si la­mentava o come in quell’altro caso in cui manifestò il suo stupore per una sanzione a suo parere mite in­flitta al giallorosso.



Ma dall’altra parte ci sono le di­chiarazioni del marzo di quattro an­ni fa, quando alla vigilia della sfida con il Manchester United disse:
«Se devo parlare da uomo di calcio e non da allenatore della Lazio, non hoproblemi a sottolineare che fin qui è il miglior giocatore del calcio italiano. Tutti parlano di Ibrahimo­vic ma è che sa davvero fare la differenza in una squadra ». E solo pochi mesi fa, alla viglia della sfida con la Roma ( guidava il Palermo), affermò:« è una icona del cal­cio, soprattutto romano » .Ma Rossi non la vede come Agatha Christie e dice:«E’ stata travisata la verità, è stato travisato il senso delle mie di­chiarazioni. Sono una persona cor­retta e rispettosa del lavoro degli al­tri ».



RIFIUTI -
Una cosa è certa: le sue va­canze non sono finite e non finiranno a breve.«Sono al mare, a Peschici. Sono tornato l’altro giorno da Lon­dra » .Un altro indizio?« Bellissima à con un clima devastante». Una



ipotesi di lavoro:
« Ho allenato in tà decisamente più brutte». Ma non ha mai fatto parte di quel gruppo di allenatori che attende con impazien­za di fare un’esperienza all’estero. A Radio Kiss Kiss ammette:« Sono in trattative con una squadra stranie­ra » .Poi fa il vago:« Forse francese ma preferirei restare in Italia».



D’altro canto, il turn over sulle panchine italiane è piuttosto accele­rato. Si cambia e si ricambia alla ri­cerca di quella pietra filosofale che non sempre i presidenti riescono a trovare. E capita che i presidenti che ti hanno accusato delle peggiori ne­fandezze, riscoprano antiche passio­ni, antiche simpatie. E’ il caso di Zamparini che spesso torna sul luo­go del delitto: come con Guidolin, co­me con Colantuono. Come con lo stesso Delio Rossi licenziato perché non faceva la difesa a tre e richiama­to per salvare una stagione con la qualificazione in Europa League ( grazie alla finale di Coppa Italia e all’esodo biblico dei tifosi palermita­ni).



Il presidente lo aveva accusato di aver remato contro, di aver provoca­to una frattura nei rapporti tra la so­cietà e la tifoseria. Eppure quando i venti tempestosi dell’insofferenza contro Pioli si sono levati, il «repro­bo romagnolo» è tornato d’attualità. Racconta Rossi:
«Mi ha telefonato un paio di giorni fa il presidente, il gior­no dopo il direttore sportivo, Soglia­no. Sinceramente queste telefonate non me le aspettavo. Al presidente ho chiesto di darmi ventiquattro ore per pensarci e ieri mattina ho comu­nicato che non me la sentivo di tor­nare a Palermo».